Mediterraneo, un’altra strage di migranti

di Enrico Casale
migranti in acque marocchine

Nuova tragedia dell’immigrazione nel Mediterraneo, «la peggiore dell’anno», ha ammesso l’Alto commissario per i diritti umani, Filippo Grandi. Una «imbarcazione di legno», ha confermato il portavoce della Guardia Costiera libica Ayoub Qassem, è naufragata al largo della Libia con 250 migranti a bordo, tra cui donne e bambini. Di questi 250, ha affermato il portavoce, «134 sono stati salvati e un corpo è stato recuperato, mentre gli altri risultano dispersi: in totale sono 115».

Il naufragio è avvenuto a 5 miglia dalla costa di Khoms, ad un centinaio di chilometri da Tripoli, e buona parte delle persone soccorse proviene dall’Eritrea, ma c’erano anche migranti dalla Palestina e dal Sudan. I migranti tratti in salvo, ha aggiunto il portavoce, «si trovano al centro della Guardia costiera e non sono stati trasferiti in nessun centro di detenzione». Bilancio più pesante quello fornito dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), secondo cui i migranti tratti in salvo sono 145, ma i dispersi sono più di 150: secondo queste cifre a bordo dell’imbarcazione c’erano quindi circa 300 disperati.

Secondo quanto riferito da Medici Senza Frontiere, che ha soccorso al porto di Khoms i sopravvissuti, il naufragio ha causato 70 morti, secondo «testimoni oculari» che hanno raccontato di aver visto i cadaveri in acqua, e 100 dispersi, «molti dei quali potrebbero essere annegati». Le èquipe di Msf hanno fornito cure mediche a due gruppi di sopravvissuti, rispettivamente di 82 e 53 persone. L’organizzazione ha ricordato che «sue giorni fa, 38 persone intercettate in mare dalla Guardia costiera libica sono state riportate nel centro di detenzione di Tajoura, lo stesso che solo tre settimane prima era stato attaccato da un bombardamento aereo che ha causato 60 morti e 70 feriti».

«Ora basta, fermiamo questa strage», ha invocato la rete delle associazioni italiane Mediterranea Saving Humans, che con nave Mare Jonio e nave Alex nei mesi scorsi ha monitorato il Mediterraneo centrale, «che diventa sempre più un cimitero». «I governi europei si adoperino per creare corridoi umanitari subito, per evacuare le donne, gli uomini e i bambini rinchiusi nei campi di concentramento libici. In mare – conclude Mediterranea – c’è bisogno di soccorso. C’è bisogno anche di noi». Intanto secondo la 21esima relazione del Commissario straordinario del Governo per le persone scomparse, Giuliana Perrotta, presentata oggi a Montecitorio, sono 1.724 i cadaveri non identificati recuperati in mare connessi al fenomeno migratorio censiti al 30 giugno 2019, la maggior parte, 1.636, in Sicilia.

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