Siamo tutti bravi a scandalizzarci e a deprecare lo schiavismo del passato: le razzie, Gorée, Amistad, i campi di cotone… Ma le schiavitù del nostro tempo? Certo, abbiamo una certa conoscenza di quanto avviene in giro per il mondo e anche vicino a casa. Avere però sott’occhio una panoramica come quella che questo libro ci propone costringe a un soprassalto di consapevolezza. Il traffico di esseri umani è nella triade, con armi e droga, dei primi business illegali al mondo. E rischia di essere in realtà il primo, dato che lo stesso Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (Unodc) sa bene che i dati che riesce ad aggregare ed elaborare sottostimano le vere dimensioni del fenomeno, peraltro in crescita. Per l’Europa, poi, il solo mercato del sesso è «probabilmente il più redditizio che ci sia» in assoluto, stando alle valutazioni di Frontex.
L’autrice qui non ci propone un nuovo “rapporto” da addetti ai lavori ma una mappa di questa piaga, certo non completa ma efficace nel dare un’idea abbastanza precisa di cosa si muove dietro gli sbarchi di migranti, la prostituzione sulle nostre circonvallazioni, il turismo sessuale, il caporalato, il lavoro minorile e il lavoro nero, i bambini soldato, le spose bambine, l’utero in affitto, l’invisibile servitù domestica… Tutte declinazioni (e altre ancora) di una economia di mercificazione che, globale e totale com’è, non poteva trascurare quella che si rivela essere – da sempre, e oggi più che mai – una delle fonti di lucro più arricchenti. Grazie anche all’inerzia degli Stati che si mostrano cronicamente in ritardo, sia come legislazioni specifiche sia come capacità di contrasto.
Anna Pozzi, giornalista che da lunghi anni si occupa di tali questioni, ha attinto per questa sua fatica tanto ai dati internazionali e italiani più recenti quanto al suo personale patrimonio di incontri e testimonianze raccolte. Il suo libro è articolato in tre parti, le prime due che mettono a fuoco la vastità del fenomeno su scala mondiale e le sue principali tipologie, la terza che si concentra sull’Italia. E anche qui il caso più serio, quello su cui teoricamente sarebbe più facile fare qualcosa da parte di noi tutti (maschi), è quello della prostituzione. Che è almeno all’80% coatta, e praticata – a dispetto della forzata allegria delle ragazze (per metà nigeriane; nel solo 2015 ne sono arrivate circa 4.500) – in condizioni di letterale schiavitù: dai luoghi di origine della tratta fino al marciapiede (e creare “zone rosse” sarebbe profittevole forse per molti, meno che per le dirette interessate). Ebbene, «un italiano su tre è andato almeno una volta con una prostituta». E si tratta in massima parte di “maschi normali”: «persone della classe media, con una posizione sociale stabile e una famiglia alle spalle»… Ridurre drasticamente la domanda prosciugherebbe l’offerta. Senza bisogno di chissà quali leggi.
Ma «non sanno o non vogliono sapere – conclude l’autrice sull’onda della lettura che ne fa suor Eugenia Bonetti, la missionaria ormai simbolo della lotta alla tratta in Italia –. Il rapporto che si crea con la prostituta è essenzialmente un rapporto di potere fondato sui soldi. Nel processo di “reificazione” indotto dall’uso del denaro, l’altro non è più una persona, è un oggetto, una merce»…
San Paolo, 2016, pp. 215, € 14,50