È uno dei pittori africani più celebrati dalla critica internazionale. I suoi quadri (contesi da collezioni e prestigiose gallerie d’arte) raccontano le contraddizioni di Nairobi e denunciano la corruzione e l’avidità dei potenti
testo e foto di Daniele Tamagni
C’è il poliziotto corrotto che ruba, la prostituta che si vende, il delinquente che spara, il faccendiere che sfrutta. Nelle tele di Michael Soi, uno degli artisti keniani più noti del momento, c’è l’anima nera di Nairobi, metropoli vibrante e piena di contrasti. «Per trovare ispirazione per le mie opere mi basta guardami attorno», spiega il pittore, celebrato dalla critica internazionale, che dipinge quadri enormi dai colori vivaci nel suo atelier situato in una zona industriale.
«Nairobi è una città dinamica, esuberante, contraddittoria. Mai scontata, mai banale. È sede delle grandi agenzie di sviluppo, delle multinazionali dell’hi-tech, delle compagnie di moda e di migliaia di promettenti start up. È il polo politico, culturale ed economico dell’Africa orientale. Ma è anche la capitale degli slum, della criminalità, delle violenze e della corruzione».
Michael illustra i mille volti della sua città, specie i più controversi e laceranti. E denuncia le ingiustizie sociali. «Anche se la crescita economica del Kenya è sostenuta, il tasso di disoccupazione è allarmante. Metà della popolazione non ha accesso ai servizi di base. I grattacieli in vetrocemento proiettano ombre sinistre sulle baraccopoli. In questo scenario si muovono speculatori, profittatori, politici della peggiore specie».
I personaggi tratteggiati da Soi sono ambigui, viziosi e dissoluti. In un quadro si vedono dei trafficanti occidentali in compagnia di ragazze che bevono in un night club. In un altro vengono raffigurati degli uomini di affari cinesi ipnotizzati da uno spettacolo di lap dance. In un altro ancora, si riconoscono alcuni personaggi pubblici keniani coinvolti in uno scandalo di corruzione da svariati milioni di dollari. «Per il momento non ho avuto problemi di censura o intimidazioni – chiarisce Soi –. Probabilmente perché chi è al potere in Kenya non valuta una minaccia l’arte. Considera i miei quadri dei semplici complementi di arredo utili a decorare le case».Se solo i politici sapessero che quei quadri sono oggi richiestissimi dai collezionisti e dalle più prestigiose gallerie di New York, Londra e Parigi… «Be’, non è necessario che i governanti sappiano tutto», sorride sornione l’artista.