Nel Mediterraneo continua l’emergenza sbarchi. Secondo le statistiche fornite dall’Acnur (Agenzia ONU che si occupa dei rifugiati), dall’inizio del 2015 gli sbarchi hanno già superato quota centomila. Sarebbero infatti 103.000 le persone arrivate via mare essenzialmente in Italia (54.000) e in Grecia (48.000).
La maggior parte dei migranti sono arrivati in Italia partendo dalle coste della Libia. Secondo quanto riportato dall’Agenzia Anza, durante il solo ultimo fine settimana, circa 6mila migranti e rifugiati sono giunti nel sud del nostro Paese dopo una vasta operazione di salvataggio in mare. E nelle isole greche, giungono in media circa 600 rifugiati al giorno, in maggioranza in fuga da Siria, Afghanistan e Iraq. «L’Acnur – ha detto il portavoce Adrian Edwards – sta aumentando la propria presenza e le attività in Grecia e nel sud dell’Italia. Stando agli ultimi dati dell’Unhcr, 103.000 rifugiati e migranti sono arrivati in Europa attraverso il Mediterraneo nel 2015: 54.000 in Italia, 48.000 in Grecia, 91 a Malta e 920 in Spagna».
Di fronte a questa emergenza, l’Europa non sembra in grado di varare una politica efficace di accoglienza. L’intesa raggiunta il 23 aprile si fondava su quattro pilastri: aiuto ai Paesi di origine e transito dei migranti, controllo delle frontiere a sud della Libia e nei paesi limitrofi, missioni di sicurezza e difesa contro trafficanti e scafisti e infine, il più controverso, l’obbligatorietà della suddivisione dei profughi in base ad un meccanismo di quote. Queste ultime da stabilire in base alla ricchezza del Paese, al tasso di disoccupazione, ai numeri degli asili già concessi.
Sui ricollocamenti all’interno dell’Unione europea di 40mila richiedenti protezione internazionale (24mila dall’Italia e 16mila dalla Grecia) però non è ancora stato raggiunto alcuna intesa. Alcuni Paesi (tra i quali la Gran Bretagna), si rifiutano di accoglierli. Da qui l’mpasse, sancita dall’immobilismo del Consiglio Ue che non ha ancora assunto alcuna decisione sul meccanismo basato su una chiave di ripartizione obbligatoria proposto dalla Commissione.
Anche in Italia infuria la polemica sollevata dal governatore Roberto Maroni sullo stop all’accoglimento dei migranti nei Comuni della Lombardia seguito dai colleghi Luca Zaia (Veneto) e Giovanni Toti (Liguria).
Per il segretario generale della Cei, Nunzio Galantino, con questo atteggiamento dei Presidenti di Lombardia, Veneto e Liguria, l’Italia «certamente non ne esce con una immagine bella». Difficile dargli torto.