Minerali insanguinati, la società civile scende in campo

di Enrico Casale
Il 20 maggio si discuterà la legge europea sui minerali insanguinati

Il 20 maggio si discute in Parlamento europeo il nuovo testo di regolamentazione dell'importazione dei minerali insanguinatiMancano 18 giorni al 20 maggio, data in cui nel Parlamento europeo verrà discusso il testo del regolamento che disciplina l’importazione dei minerali provenienti da regioni in guerra. Saranno 18 giorni di frenetica attività per le organizzazioni della società civile che da anni si battono per un blocco o una forte limitazione dell’impiego da parte dell’industria dei minerali cosiddetti «insanguinati». Cercheranno di fare pressioni sui parlamentari europei affinché la normativa sia stringente e non lasci spazio a manovre elusive.

Di tale normativa si parla da anni. Le resistenze da parte delle lobby industriali, sostenute dalle frange più conservatrici del Parlamento, hanno sempre fatto forti pressioni per evitare l’approvazione di una legge in questa materia. L’obiezione che veniva (e viene ancora) posta era (ed è) che una simile normativa aumenterebbe i costi per le imprese europee (già in difficoltà per la crisi economica) e le porrebbe fuori dal mercato. Nel 2010, però, gli Stati Uniti hanno approvato la legge Dodd Frank che impone alle aziende statunitensi quotate in Borsa e che utilizzano stagno, tantalio, tungsteno e oro nelle loro produzioni di certificare che questi minerali non provengono dalla Repubblica Democratica del Congo e dai Paesi confinanti. La legge americana si basa su un approccio di tipo vincolante per tutte le compagnie quotate, fissa aree geografiche definite e stabilisce con precisione a quali minerali si rivolge.

L’esempio degli Stati Uniti ha convinto anche l’Europa a prendere provvedimenti in questo comparto. Così nel marzo 2014, la Commissione europea ha presentato una proposta di regolamento che prevede un sistema di autocertificazione per gli importatori di stagno, tantalio, tungsteno e oro. L’importatore può cioè autocertificarsi come importatore responsabile, ma non ne ha l’obbligo. Di fronte a questa normativa è insorta la società civile chiedendo di introdurre requisiti «obbligatori» di certificazione, di includere una gamma più ampia di imprese (tutta la filiera, non solo gli importatori), di aumentare il numero di minerali interessati.

All’inizio di quest’anno, il regolamento proposto dalla Commissione europea è stato vagliato dalla Commissione per lo sviluppo e da quella del commercio internazionale del Parlamento europeo. La norma è stata modificata. La certificazione è stata resa obbligatoria, ma solo per le fonderie e le raffinerie dell’Unione europea (tutti gli altri attori sono stati esclusi) e anche la lista dei minerali è rimasta limitata a stagno, tantalio, tungsteno e oro. Il 20 maggio questo testo arriverà in Parlamento che lo discuterà in seduta plenaria. La società civile ha quindi ancora 18 giorni per fare pressioni sugli eurodeputati affinché migliorino la legge.

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