È scontro tra Stati Uniti e Nazioni Unite sul nome del nuovo rappresentante Onu in Libia. Il Palazzo di Vetro aveva proposto il palestinese Salam Fayyad. Washington però l’ha bocciata.
Quella di Fayyad è stata, secondo i funzionari, una scelta non egata a equilibri politici e non intendeva in alcun modo essere uno sgarbo a Israele. «La nomina di Fayyad – ha detto Stephane Dujarric, il portavoce del Palazzo di Vetro – è basata esclusivamente sulle sue qualità personali e sulla sua competenza per quella posizione». I funzionari delle Nazioni Unite, ha aggiunto Dujarric, «operano rigorosamente a titolo personale e non rappresentano alcun governo o Paese».
Gli Stati Uniti non hanno però gradito la nomina di un palestinese a capo della missione Onu in Libia, Unsmil, affermando che per Washington lo stop è una decisione a sostegno di Israele. L’ambasciatore Usa all’Onu, Nikki Haley, ha detto che l’amministrazione di Donald Trump è «delusa» dalla decisione del nuovo Segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, di indicare Fayyad come suo inviato speciale in Libia. «Per troppo tempo l’Onu è stato parziale in favore dei palestinesi» e gli Usa non approvano il «segnale» che si manderebbe con la nomina di Fayyad.
A questo punto bisogna capire su chi punterà Gueterres per la Libia. Fayyad era un candidato di sicura esperienza: Premier dell’Autorità nazionale dal 2007 al 2013, è stato anche ministro delle Finanze. È considerato da tutti un «palestinese-americano» per essersi laureato in Economia e commercio in Texas e per aver lavorato per anni alla Banca mondiale e al Fondo monetario. Sarebbe stato il candidato ideale per sostituire Martin Kobler.
Ma è palestinese e questo non può piacere a Donald Trump che vuole inaugurare una politica più filo israeliana di quelle seguite dal predecessore Barack Obama. Una politica i cui contorni saranno meglio definiti nell’incontro tra il Premier israeliano Benyamin Netanyahu e il Presidente Donald Trump che si terrà alla Casa Bianca il mercoledì 15 febbraio.