La stoffa è africana. Lo stile è europeo. L’idea è di una ragazza italiana intraprendente che ha saputo cogliere il meglio dall’incontro di due culture diverse e trasformarlo in un’idea (quasi) imprenditoriale. La ragazza si chiama Francesca Ricaldi. Bresciana della Valcamonica, come molti suoi coetanei studia viaggiando per il mondo. Due Erasmus, uno a Barcellona e l’altro in Brasile. Poi, con la laurea in Giurisprudenza in tasca, nel 2014 una collaborazione in Mozambico con la Leonardo Business Consulting.
A Maputo per la prima volta vede la capulana, un tessuto classico che i mozambicani utilizzano per i vestiti tradizionali. Se ne innamora e inizia a disegnare modelli e a cucirsi vestiti con quella stoffa particolare. «Fin da bambina – spiega – mi è sempre piaciuto il taglio e cucito. E così quando ho visto quei tessuti meravigliosi mi è venuta l’idea di farne degli abiti. Non ho imitato i modelli africani, ma ho utilizzato i tessuti per realizzare vestiti di taglio occidentale».
L’idea piace. E, grazie all’Ice, l’Istituto per il commercio estero del ministero degli Esteri italiano, nell’agosto 2014 riesce a organizzare una prima sfilata al Facim, una fiera multisettoriale che si tiene a Maputo. L’anno successivo, Francesca fa un salto di qualità. I suoi abiti sfilano nell’ambito della Mozambique fashion week. Il suo nome si diffonde in Mozambico e lei pensa di registrare il marchio «Francesca Ricaldi», sfruttando il nome italiano che rievoca l’italian style. I suoi clienti sono prevalentemente stranieri che vivono in Mozambico: portoghesi, italiani, spagnoli, statunitensi.
L’impresa di Francesca è semplice. Lei acquista i tessuti a Maputo, prende le misure ai clienti e disegna i modelli. Poi dà il tutto a due sarti mozambicani di sua fiducia che realizzano gli abiti. «Non ho modelli prefissati – spiega – creo secondo il mio gusto e secondo le preferenze e le richieste del cliente».
Francesca però decide di iscriversi a un master of business administration a Barcellona. Costretta in Spagna, la sua attività rallenta, ma non si ferma. Mentre studia cerca di strutturare meglio il business. «Sto valutando – sottolinea Francesca – di stringere accordi con artigiani o piccole aziende spagnole per cucire gli abiti. Dal punto di vista commerciale mi piacerebbe aprire un negozio in Spagna o in Italia dove vendere le mie creazioni oppure stringere accordi con catene di negozi di abbigliamento». Intanto Francesca deve finire gli studi: «Sì, gli studi sono importanti, ma dopo…».