Moda migrante | Borse ecologiche e impegnate

di Stefania Ragusa

Il laboratorio Cartiera di Lama di Reno, nel comune di Marzabotto (Bo), dopo la chiusura forzata imposta dal lockdown, ha ripreso la propria attività e presenta al suo pubblico una nuova collezione:  prezzo scontato e, come sempre, modelli eco-friendly.  La cooperativa, attiva dal 2017 e impegnata nella produzione di articoli in pelle e tessuto, offre lavoro e formazione a migranti e richiedenti asilo. Il suo modello produttivo si basa sul recupero e il riutilizzo di materiali scartati da grandi case di moda e valorizza il know-how  proprio del Made in Italy.
La nuova collezione, una piccola linea di borse, è stata ribattezzata “56”, in riferimento al numero di giorni in cui il laboratorio ha dovuto fermarsi per l’emergenza Covid-19.

In linea con le riflessioni che stanno animando vari settori produttivi, Cartiera ha scelto di vedere nella pausa forzata un’opportunità di ripensamento e ritiene che oggi più che mai la moda (ambito frivolo solo in apparenza) non possa sottrasi alle sfide della contemporaneità. La scelta di produrre artigianalmente e sotto il segno del recupero, coinvolgendo i soggetti più fragili, corrispondono a una precisa assunzione di responsbailità, rispetto all’ambiente e alle persone. Quella di affidarsi all’e-commerce per la distribuzione indica invece la capacità di stare anche logisticamente nel tempo che stiamo tutti attraversando.
Gli articoli della collezione “56”, progettati coniugando essenzialità e praticità, fanno della semplicità il loro punto di forza. «Si tratta di prodotti eco-sostenibili e di alta qualità, proposti in questa occasione ad un prezzo scontato del 30%, vista la situazione economica che ci troviamo a vivere», spiega Bassirou Z., artigiano responsabile dei laboratori. «Grazie alla nostra capacità di lavorare il materiale, abbiamo l’opportunità di creare qualcosa di nuovo, di dare nuova vita a materiali che non meritano di essere scartati. Speriamo davvero che ci siano molte persone che scelgano di sostenere questo progetto con un acquisto sul nostro e-commerce».
Le critiche mosse all’industria della moda negli ultimi anni hanno sottolineato oltre l’insostenibilità ambientale dei modelli produttivi e commerciali dominanti, anche le condizioni precarie a cui sono sottoposti molti lavoratori del settore. La collezione “56” ci racconta la volontà di contribuire a una reale inversione di tendenza.

(Stefania Ragusa)

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