Il movimento armato al-Shabaab ha lanciato venerdì un assalto suicida coordinato all’Hotel Hayat nella capitale somala Mogadiscio; quasi 30 ore dopo è stato posto fine all’assedio più lungo contro un albergo nella storia del gruppo jihadista dalle forze di sicurezza somale, affiancate durante l’operazione di salvataggio anche dalle unità speciali formate dagli Stati Uniti e dalla Turchia. Più preoccupante, tuttavia, è che l’assalto a questo albergo molto frequentato da rappresentanti delle istituzioni somale – iniziato come spesso dai miliziani con due autobombe suicide – testimoni la continua mancanza di sicurezza che prevale a Mogadiscio.
Secondo i media somali, almeno 21 persone sono state uccise durante l’assedio – secondo le informazioni disponibili, tra le vittime c’è anche il proprietario dell’Hotel Hayat -, anche se si prevede che questo numero aumenterà. Non è inoltre chiaro se questo numero includa il personale di sicurezza o solo i civili. Altre 117 persone sono rimaste ferite nel lungo assalto, tra cui il capo dell’apparato di intelligence di Mogadiscio e uno degli alti ufficiali di polizia della capitale. Non ci sono ancora gli elementi per determinare se il capo dell’intelligence fosse l’obiettivo specifico dell’attacco.
Al-Shabaab conduce regolarmente attacchi, sia su larga che su piccola scala, a Mogadiscio. Tuttavia, questo è il primo assalto del gruppo ribelle a un hotel nella capitale dal gennaio 2021, in cui morirono in un simile modus operandi di autobombe suicide seguite dalle incursioni di uomini armati, almeno nove persone nell’Afrik Hotel, un albergo situato vicino al Hayat, allo svincolo K-4. Ma l’assedio all’Hotel Hayat, durato oltre 30 ore, dimostra la forza e le capacità di al-Shabaab, in grado non solo di penetrare in un’area altamente protetta di Mogadiscio, ma anche di rimanere a combattere nell’albergo per così tanto tempo.
Negli ultimi anni, al-Shabaab ha anche fatto irruzione nella capitale al SYL Hotel, Elite Hotel, Maka al Mukarama Hotel, Dayah Hotel, Beach View Hotel, Ambassador’s Hotel, Central Hotel, al-Sahafi Hotel e Jazeera Hotel. Altrove, al-Shabaab ha colpito anche hotel a Kismayo e nella capitale del Kenya, a Nairobi. L’attentato di venerdì porta il numero totale di attentati suicidi condotti quest’anno da al-Shabaab a 27, secondo i dati compilati dal Long War Journal del think tank Foundation for Defense of Democracies (Fdd), per un totale di almeno 82 attentati suicidi registrati in Somalia dal 2020.
Il neoeletto presidente somalo Hassan Sheikh Mohamud, che sta scontando un secondo mandato non consecutivo, deve affrontare una dura sfida imposta da al-Shabaab e, in misura relativamente minore, dallo Stato islamico.
Per quanto riguarda il primo, il presidente Mohamud ha recentemente dichiarato di voler combattere al-Shabaab con mezzi sia militari che non militari, conducendo una “guerra economica e ideologica” contro il gruppo e aprendo la porta a potenziali colloqui, dichiarazioni ribadite durante l’assedio. Eppure lo stesso al-Shabaab sembra aver respinto l’idea dei negoziati. Il portavoce del gruppo, Abdulaziz Abu Musab, ha affermato che l’assedio all’Hotel Hayat è stata una risposta diretta alle dichiarazioni del presidente Mohamud. Il portavoce jihadista ha dichiarato in un messaggio pubblicato sul sito web di Radio al-Andalus di al-Shabaab: “Questa operazione è avvenuta mentre gli apostati, in particolare il leader del gruppo Hassan Gurguurte [un nome dispregiativo per Hassan Sheikh, Ndlr], gridavano ai suoi alleati crociati dicendo che distruggerà e metterà fine ai Mujaheddin. Oggi è cambiato il fatto che i membri del governo e i dipendenti del governo saranno uccisi e piangeranno lì [all’Hotel Hayat, Ndlr]. Sappiamo che Gurguurte è uno stupido sciocco, che ci ha dichiarato guerra e non è pronto per questo”.
Inoltre, all’inizio di agosto, il primo ministro Hamza Abdi Barre ha annunciato la nomina di un ex leader di al-Shabaab a ministro degli affari religiosi: Muktar Robow, alias Abu Mansour, aveva pubblicamente disertato nell’agosto 2017 il movimento che aveva contribuito a fondare.
L’assedio degli scorsi giorni mostra anche le gravi sfide che perdurano nello sforzo degli Stati Uniti di combattere questo ramo di al-Qaeda. In effetti, l’assalto all’hotel arriva mentre gli Stati Uniti hanno aumentato il ritmo degli attacchi aerei contro al-Shabaab: l’esercito statunitense ha condotto almeno sei raid contro il gruppo dallo scorso 3 giugno. Almeno due di questi attacchi aerei sono legati alle operazioni in corso condotte dall’esercito nazionale somalo nella regione centrale dell’Hiraan. Tali operazioni sono a loro volta una risposta alle recenti incursioni di al-Shabaab nel territorio etiope, conclusesi con la morte di una dozzina di persone, tra cui agenti di polizia e civili etiopi, e di decine di miliziani. Circa 500 agenti speciali statunitensi sono presenti in Somalia, sebbene la loro missione rimanga limitata all’addestramento e alla consulenza dell’esercito nazionale somalo. Unità addestrate dagli Stati Uniti, tra cui l’Alpha Group, una delle principali unità antiterrorismo della Somalia, sono state coinvolte nel porre fine all’assedio dell’hotel. Non è chiaro, tuttavia, se il personale statunitense abbia svolto un ruolo di consulenza diretta durante il contrattacco. E nonostante gli Stati Uniti abbiano lanciato centinaia di incursioni aeree contro al-Shabaab dal 2007, il gruppo continua a condurre efficacemente la sua jihad in gran parte della Somalia, in particolare nel sud e nel centro del Paese, compresa nella capitale fortemente fortificata.
In un’intervista ad al-Jazera, Hodan Ali, un esperto di Somalia lavorando a Washington, ha affermato che l’assedio di due giorni all’hotel di Mogadiscio mostra l’entità della forza di al-Shabaab e le numerose sfide che non solo il governo somalo ma anche tutto il Corno d’Africa devono affrontare. “Quello che abbiamo visto nelle ultime due settimane mostra che al-Shabaab ha la capacità e i mezzi per eseguire questi attacchi, sia all’interno della Somalia che nelle aree di confine. È qualcosa con cui il settore della sicurezza della Somalia deve fare i conti, ed è anche una minaccia regionale. Al-Shabaab non è solo un problema somalo, è un problema regionale. È un’organizzazione globale”, ritiene Ali.