Il Marocco va alle urne. Il 4 settembre gli elettori voteranno i loro rappresentanti nei consigli comunali e regionali. Sebbene sia una tornata amministrativa è un appuntamento assai delicato per gli equilibri politici nazionali. Talmente importante che il re Mohammed VI ha deciso di fare un appello ai candidati e ai cittadini sull’importanza del voto. «Il voto – ha detto nella sua prolusione (il cui testo è stato rilanciato in Italia dall’Agenzia Ansa) – è un diritto e un dovere nazionale […] è un compito di grave responsabilità che spetta ai cittadini […] il mezzo per modificare la gestione quotidiana dei vostri affari, o di mantenere la situazione attuale, nel bene e nel male».
Il sovrano, ha poi puntato il dito contro l’estremismo islamico: «La lotta all’estremismo deve rispondere a una logica d’approccio partecipativo». La sicurezza del Marocco e il controllo delle frontiere sono al primo posto nelle preoccupazioni di Mohammed VI che, ringraziando le forze dell’ordine per il lavoro svolto, ha fatto appello alla collaborazione di ogni singolo cittadino. Una minaccia, quella dell’estremismo islamico, contro la quale il Governo di Rabat sta lavorando su più fronti: cercando, da un lato, di di isolare e neutralizzare le cellule interne e, dall’altro, creando collaborazioni in Africa e in Europa per scardinare possibili collaborazioni tra nuclei jihadisti marocchini e quelli di altri Paesi.
Con le elezioni parlamentari del 2011 per la prima volta il partito islamico moderato Pjd ha guadagnato la maggioranza relativa e il suo leader Abdelillah Benkirane è diventato premier. «Il Pjd (Partito Giustizia e Sviluppo) – spiega alla rivista “Oasis” Rachid Moktadir, ricercatore del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Rabate – rappresenta un movimento islamista riformista così come il Movimento dell’Unicità e della Riforma. Vi sono due poli dunque all’interno del gruppo degli islamisti riformisti, ma tutti hanno cercato di integrare sulla scena politica le “regole del gioco”, che sono in particolare: la monarchia, l’Islam (non l’ideologia islamista, ma la religione islamica), l’unità del Marocco e, infine, la Costituzione del 2011 che ha iniziato a parlare di democrazia. Accanto agli islamisti riformisti, ci sono altre organizzazioni che lavorano fuori della scena politica e per questo, anche se sono molto forti, hanno dei problemi con la monarchia. Tra queste c’è l’Associazione della Giustizia e della Beneficienza, fondata da Abdessalam Yassin e oggi guidata da Mohammed Abbadi; il Movimento per la Nazione, guidato da Mohamed al-Marouani; il movimento Alci (Alternativa Cittadina). Inoltre dal 2011 ci sono anche i salafiti, che non sono così influenti come in Egitto o in Tunisia, ma hanno un partito che si chiama Partito Rinascita e Virtù».