Ammettiamolo, ci aveva fatto sognare. Era il primo Campionato mondiale di calcio in Africa, un continente troppo spesso dimenticato, ma che nel calcio stava (e sta) iniziando a farsi strada. Non solo, ma si sarebbe tenuto in Sudafrica. Il Paese arcobaleno uscito, senza bagni di sangue, da un odioso regime di apartheid. E poi c’era anche un omaggio a Nelson Mandela. Il politico artefice del sogno della pacifica convivenza tra bianchi e neri, tra zulu e xhosa, tra animisti e cristiani, tra indiani ed ebrei. Quella manifestazione era dedicata a lui.
Ieri, questo sogno è svanito. Si è volatilizzato. Dietro l’assegnazione del Mondiale di calcio (che nonostante tutto rimarrà il più bello sport del mondo) non c’erano motivazioni ideali, non c’era la volontà di esaltare un modello di convivenza. Ma solo i soldi, la corruzione, il malaffare.
Grazie a un’indagine che l’Fbi, la polizia federale statunitense, ha minuziosamente condotta negli ultimi cinque anni, si è arrivati all’arresto di sei funzionari della Fifa (la federazione mondiale del calcio) e a numerosi indagati. Si tratta di arresti per corruzione e riciclaggio di denaro. L’indagine è stata commissionata dal Dipartimento di Giustizia Usa e non risparmia nessuno. «Abbiamo spiccato 47 capi d’accusa nei confronti della 14 persone che fino a questo momento sono al centro della nostra indagine – ha detto Loretta Lynch, il ministro della Giustizia statunitense – si tratta di una sistematica corruzione che va avanti da 20 anni. I dirigenti Fifa coinvolti sono stati eletti per proteggere l’integrità dello sport, invece lo hanno corrotto per interessi personali. A partire dal 1991 due generazioni di dirigenti, inclusi gli allora Presidenti della Concacaf (la confederazione dell’America del Nord e centrale) e del Conmebol (la confederazione sudamericana), hanno abusato della loro posizione richiedendo e ottenendo tangenti da parte di società di marketing in cambio dei diritti di vari tornei calcistici. Lo hanno fatto per anni, torneo dopo torneo».
Il numero uno della Fifa, Sepp Blatter, 79 anni, capo indiscusso del calcio mondiale dal 1998, non sarebbe (per ora) indagato. Mentre i sei funzionari (Jeffrey Webb, Eduardo Li, Julio Rocha, Costas Takkas, Eugenio Figueredo, Rafael Esquivel e José Maria Marin) sono stati arrestati dalla polizia cantonale di Zurigo e attualmente sono in attesa che si decida la loro estradizione verso gli Stati Uniti. Sono «sospettati di aver pagato e accettato tangenti e provvigioni nascoste a delegati della Fifa pari a oltre 100 milioni di dollari».
Al centro dell’inchiesta anche la Coppa del Mondo 2010 in Sudafrica. Secondo il ministro, l’assegnazione al Paese sudafricano fu condizionata dalle tangenti. «Nel 2004 – ha spiegato il ministro – la manifestazione è stata assegnata al Paese africano dopo lunghe discussioni. Ma anche per questo evento storico, i leader di Fifa hanno messo in atto un processo corruttivo, distribuendo e ricevendo tangenti affinché il Mondiale fosse svolto proprio in Sudafrica». Secondo il ministro americano, a essere utilizzato per le bustarelle sarebbe stato il denaro inizialmente stanziato per la costruzione degli stadi. I funzionari avrebbero, secondo l’accusa, sottratto milioni di dollari per l’arricchimento personale.
La triste fine di un sogno che si è trasformato in incubo.