Ancora all’attacco i jihadisti nella regione mozambicana di Cabo Delgado. Dopo aver occupato numerose cittadine e aver terrorizzato migliaia di persone, i miliziani della formazione al-Shabab, hanno lanciato raid contro alcune isole al largo di Palma e sono rientrati in alcuni centri abitanti nel distretto di Muidumbe dove di recente le forze governative erano riuscite a stabilire propri presidi. Non solo i ribelli sono riusciti ad annullare i progressi parziali che erano stati compiuti dalle forze governative ma, ed è un particolare nuovo, hanno dimostrato la capacità di condurre attacchi di un certo rilievo anche via mare. Un fatto che ha messo a rischio collegamenti, fino a poco tempo fa sicuri, e che hanno convinto il governo a sospendere almeno per ora i rifornimenti via mare per la città di Palma.
La quotidiana cronaca di guerra ha avuto ripercussioni sulla popolazione civile: diversi sono gli episodi di attacchi che hanno visto la morte di persone che stavano provando a fuggire dalle violenze o di altre ancora fatte prigioniere. Secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), nell’ultimo mese (28 ottobre – 25 novembre), più di 45.000 persone sono fuggite dal distretto settentrionale di Muidumbe a causa di molteplici attacchi in diverse località. Alcune persone erano appena sfollate, mentre altre erano già sfollate e di nuovo costrette a fuggire.
«Gli sfollati sono in aumento nel Nord di Cabo Delgado mentre continuano gli attacchi alle popolazioni civili – ha detto Laura Tomm-Bonde, capo della missione dell’Oim in Mozambico -. Siamo estremamente preoccupati per questa situazione e stiamo fornendo sostegno umanitario nel miglior modo possibile. Le famiglie sfollate sono altamente vulnerabili ed è necessaria ulteriore assistenza per soddisfare le esigenze umanitarie».
La Displacement Tracking Matrix dell’Oim riporta che almeno 424.000 persone sono sfollate alla fine di settembre, un aumento del 17% rispetto al mese precedente. Sul totale degli sfollati, oltre 144.000 si trovano in aree difficili da raggiungere a causa di problemi di sicurezza. «Abbiamo dovuto lasciare la nostra zona a causa di molteplici attacchi e trasferirci nella città di Pemba – ha detto Nlabite Chafim, una delle otto persone della stessa famiglia che sono fuggite a piedi attraverso le foreste a luglio prima di trovare un mezzo di trasporto per la capitale provinciale -. Mia nipote ha assistito all’uccisione dei suoi genitori, e lei non è più la stessa».
L’Oim sta fornendo assistenza immediata alle popolazioni sfollate come risposta umanitaria del governo del Mozambico. L’assistenza include la consegna di materiali per rifugi, la distribuzione di articoli per la casa e la creazione di siti di spostamento con coordinamento per la fornitura di servizi di base. Oltre al supporto psicosociale, l’Oim facilita anche l’accesso ai servizi di salute.
(Tesfaie Gebremariam)