Daniel Chapo, candidato del Frelimo, partito al potere in Mozambico dal 1975, sarà ufficialmente investito oggi come nuovo presidente della Repubblica, dopo la conferma della sua vittoria alle elezioni presidenziali del 9 ottobre da parte del Consiglio Costituzionale. Tuttavia, il clima politico nel Paese è segnato da profonde tensioni e contestazioni senza precedenti dall’accordo di pace che pose fine alla guerra civile nel 1992.
L’opposizione e parte della società civile continuano a contestare la legittimità della sua elezione. Venancio Mondlane, principale avversario di Chapo, rientrato in Mozambico dopo due mesi di esilio, ha provocato scalpore giurando simbolicamente come presidente davanti a una folla di sostenitori nella capitale Maputo. Nei quartieri popolari come Maxaquene, il nome di Mondlane risuona ancora tra i manifestanti, mentre il neo-eletto Chapo viene percepito da molti come una figura distante.
Daniel Chapo è infatti ancora un volto relativamente nuovo per molti mozambicani. Ex professore di scienze politiche e poi conduttore radiofonico, Chapo è entrato nel Frelimo senza incarichi elettivi, scalando lentamente le gerarchie. Nel 2015 ha assunto il ruolo di amministratore del distretto di Palma, un’area strategica per le risorse di gas naturale, e successivamente quello di governatore della provincia centrale di Inhambane.
La sua scelta come candidato presidenziale, tuttavia, è stata accolta con sorpresa anche all’interno del Frelimo, storicamente dominato da figure con maggior peso politico. Secondo un ex membro del partito, la sua nomina sarebbe il risultato di compromessi tra le diverse fazioni interne al Frelimo, incapaci di convergere su un altro nome. “È stato scelto perché facilmente controllabile”, sostiene la fonte citata da Radio France Internationale.
Chapo, 47 anni, rompe con il passato essendo il primo presidente a non aver vissuto direttamente la guerra civile. Si presenta come un simbolo di rinnovamento per il Frelimo e come promotore dell’unità nazionale. “Solo attraverso il dialogo possiamo rafforzare la democrazia e il nostro successo come popolo. Dobbiamo ascoltarci l’un l’altro”, ha dichiarato la notte della sua vittoria.
Nonostante i suoi appelli, il suo legame con il partito al potere rimane un ostacolo per molti cittadini, affamati di cambiamento. “La gente vuole un’alternativa e lui, pur con le sue umili origini, resta un uomo del Frelimo”, osserva a Rfi Josè Lourenço, ricercatore di scienze politiche presso l’Università Eduardo Mondlane.
Alla vigilia della sua investitura, diverse organizzazioni della società civile hanno presentato una petizione all’Unione Africana per chiedere di non riconoscere i risultati delle elezioni del 9 ottobre. La tensione politica e l’incertezza sul futuro del Mozambico restano elevate.