Mozambico, riprendono gli scontri. Centinaia di profughi in Malawi

di Enrico Casale
profughi mozambicani in malawi

profughi mozambicani in malawiIl Mozambico sta precipitando nuovamente nella spirale della violenza? Per il momento gli scontri tra i miliziani del movimento di opposizione Renamo e le forze dell’ordine si sono limitati ad alcuni attacchi ad avamposti governativi seguiti da rappresaglie di polizia ed esercito. Il rischio che la situazione deflagri è però reale.

Il Paese ha vissuto una durissima guerra civile dal 1976 (anno successivo all’indipendenza dal Portogallo) e il 1992. Un conflitto che si inseriva nel più ampio scontro tra il blocco occidentale (guidato dagli Stati Uniti) e quello comunista (sostenuto dall’Unione sovietica). Washington (ma anche Sudafrica e Portogallo) sosteneva apertamente la Renamo. Mentre Mosca supportava il Frelimo di Samora Machel. La lotta è stata durissima (è ha causato un milione di vittie e migliaia di rifugiati) ed è cessata solo agli inizi degli anni Novanta grazie alla mediazione della Comunità di Sant’Egidio e del Governo italiano (che invierà anche un contingente militare a proteggere lo strategico corridoio di Beira).

Da quel momento il Paese ha conosciuto un crescente sviluppo economico che, recentemente, è stato favorito anche dalla scoperta di grandi giacimenti di idrocarburi offshore. Dal punto di vista politico, la Frelimo (che da partito che si ispirava ai principi del socialismo reale è diventato una formazione liberista) ha dominato la scena di questi ultimi 26 anni. La Renamo è rimasta confinata all’opposizione ed esclusa dal potere. Il risentimento covato in questi ultimi anni da parte della Renamo (sfociato nelle accuse di brogli nelle elezioni presidenziali del 2014) ha portato a una radicalizzazione dello scontro e alla ripresa del conflitto. Lo stesso leader Afonso Dhlakama sarebbe tornato a vivere nel bush da dove dirigerebbe le operazioni militari della Renamo.

Gli scontri hanno causato centinaia di profughi mozambicani che stanno fuggendo nel vicino Malawi per sfuggire ai combattimenti. La maggior parte di essi si è rifugiata nel campo profughi di Kapise. L’afflusso dei profughi aggrava la già delicata situzione economica del Malawi, Paese che sta affrontando una delle peggiori siccità della storia. I funzionari dell’Acnur, l’agenzia Onu che si occupa dei rifugiati, stanno pensando di creare un altro campo per evitare il sovraffollamento del sito di Kapise e il Programma alimentare mondiale ha inviato 240 tonnellate di vari prodotti alimentari, nel tentativo di prevenire la malnutrizione.

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