di Amici dei Padri Bianchi
Sono orfane o abbandonate dai genitori, hanno vissuto sulla strada e subìto violenze e abusi. Necessitano di cure fisiche e psicologiche. Trovano la salvezza grazie a una casa di accoglienza gestita da suore missionarie… che hanno bisogno dell’aiuto di tutti
Xiluva, otto anni, è rimasta sola al mondo. La mamma è morta di aids nel 2018, mentre il padre – che abusava sessualmente di lei fin da quando era piccolissima – è stato arrestato e condannato a dodici anni di prigione. I genitori, le hanno trasmesso, oltre alla vita, anche l’Hiv. La bambina era debole e gracile, come il suo fratellino che non è sopravvissuto agli stenti. Quando Xiluva si è ritrovata senza più una famiglia, gli assistenti sociali le hanno trovano posto in una casa di accoglienza. Lirandzo avrà 9 anni. Nessuno sa quando sia nata esattamente. Insieme ai due fratellini è stata abbandonata dai genitori, entrambi alcolizzati. I tre piccoli sono finiti sulla strada, esposti a ogni genere di violenza.
Certi giorni venivano sfamati dai vicini, altre volte frugavano tra i rifiuti alla ricerca di cibo o rubacchiavano qualcosa nei campi quando era la stagione del raccolto. Kateko è una ragazzina di 16 anni. Quando ne aveva 9, il papà morì e subito dopo la mamma se ne andò lasciandola con l’anziana nonna. Kateko era sieropositiva, ma né lei né la nonna lo sapevano. La ragazzina si ammalava spesso ed era ridotta in condizioni critiche. Una visita medica le ha diagnosticato l’origine dei suoi problemi fisici e oggi riceve le cure necessarie per affrontare la malattia.
Queste bambine-ragazzine mozambicane, insieme ad altre quaranta coetanee, orfane o abbandonate dai genitori, hanno finalmente trovato una casa dove vivere in un ambiente sicuro e dignitoso, essere nutrite in modo adeguato e curate nel corpo e soprattutto nell’anima. Il centro che le accoglie si chiama “Mamana wa Kurula” (Madre della speranza, nella lingua locale, lo shangana) e qui molte di loro fanno un’esperienza nuova: quella di sentirsi non solo accettate ma amate e seguite con cura e attenzione.
Il Centro è gestito dalle suore della Congregazione dei Sacri Cuori di Gesù e Maria e opera dall’inizio del 2010. Si trova a una quarantina di chilometri dalla capitale Maputo, nei pressi di Boane, città dove ha sede una parrocchia gestita dai missionari Padri Bianchi, in un villaggio di circa 3.500 abitanti. La popolazione è costituita in parte da ex soldati della lotta di liberazione degli anni Sessanta-Settanta e in parte da persone provenienti da varie regioni del Mozambico. La superiora e direttrice del Centro, suor Brígida Macamo, è del posto. La affiancano suor Elizabeth, tedesca, e personale laico. «Nel Centro ci sforziamo di far sentire ogni bambina accolta, così com’è, offrendole un ambiente che le permetta di crescere integralmente, nella sua individualità e socialità, a partire dai valori umani e cristiani», riassume suor Brígida. «In questo modo noi tutti, suore, assistenti, educatori e bambine, collaboriamo per creare un ambiente favorevole che aiuti il Centro a raggiungere i suoi obiettivi: reintegrare nella società giovani donne capaci di adattarsi alla situazione odierna».
Le storie che si raccolgono parlando con le bimbe ospitate nel Centro sono tutte terribili: storie di un’infanzia negata o vissuta all’insegna di abbandono, miseria, malattie, abusi di ogni tipo.
Xiluva è arrivata qui tre anni fa. Dopo le cure mediche necessarie per guarire le lesioni nelle zone genitali sta lentamente guarendo anche dalle altre ferite, quelle dell’anima, molto più profonde. È una bambina allegra e intelligente, che a febbraio comincerà la quarta elementare. Lirandzo è qui da due anni. Non si hanno notizie dei fratellini, forse finiti in altri orfanotrofi, e ancor meno dei genitori, spariti nel nulla. Qui però ha trovato una nuova famiglia. Kateko è arrivata nel maggio del 2021. Era in fin di vita. È stata sottoposta a terapia antiretrovirale e grazie a una dieta rigenerante ha recuperato le forze e messo su qualche chilo. È molto in ritardo con gli studi – ha 16 anni e frequenta la 5ª elementare – ma ha ritrovato il sorriso e la fiducia nel futuro.
Aiutare queste bambine dal passato terrificante a diventare donne non richiede solo la vocazione, l’impegno e l’abnegazione delle persone che le aiutano a crescere ma anche un sostegno economico non sempre facile da trovare in questi tempi. «Servono circa 120 euro al mese per prendersi cura di una ragazzina, fornendole vitto, alloggio, supporto psicologico», informa suor Brígida. «Abbiamo bisogno di aiuto per continuare ad assicurare il nostro supporto a queste sfortunate giovani in cerca di riscatto. Obiettivo: aiutarle a superare i traumi e a costruirsi una vita».
(contenuto redazionale di Coopera in Africa)
Chi volesse contribuire a sostenere la casa di accoglienza può fare una donazione tramite bonifico bancario all’associazione Amici dei Padri Bianchi ONLUS:
c/c IT73 H088 9953 6420 0000 0172 789
causale “Casa di accoglienza per bambine in Mozambico”.
PER SOSTENERE AMICI DEI PADRI BIANCHI ETS
Codice Fiscale: 930 363 001 63
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Tel.: 0363 44726
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