In Mozambico la morte improvvisa dello storico leader dell’opposizione Afonso Dhlakama, 65 anni, avvenuta il 3 maggio sta già mettendo a rischio il processo di pacificazione tra il Governo e la Renamo. Il presidente Felipe Nyusi annunciando alla televisione la morte di Dhlakama aveva detto: “erano in corso negoziati tra noi, stavamo risolvendo i problemi del nostro paese”.
In effetti Il Mozambico ha conosciuto, di fatto, una sorta di “ritorno al passato” negli ultimi anni quando Dhlakama aveva riportato la Renamo alla guerriglia e lui stesso si era rifugiato sulle montagne di Gorongosa, dove è morto, per un attacco di cuore mentre attendeva un elicottero che lo avrebbe portato in Sudafrica per le cure di cui aveva bisogno.
Figlio di un capo tribù, nel 1979 Dhlakama aveva preso la guida, a soli 26 anni, della Renamo (Resistenza nazionale del Mozambico), il movimento guerrigliero che si opponeva al partito filomarxista Frelimo (Fronte di liberazione del Mozambico), alla guida del paese dopo la fine del colonialismo portoghese.
La sanguinosa guerra civile è terminata nel 1992 con la pace di Roma. Trasformata la Renamo in un partito di opposizione, Dhlakama si è poi candidato senza successo a tutte le elezioni presidenziali. Nel 2013, accusando il Frelimo di escludere il suo partito dal potere economico e politico, Dhlakama era tornato alla guerriglia e aveva annunciato la fine degli accordi di Roma.
Tornato a combattere nella boscaglia, Dhlakama aveva acconsentito ad una tregua nel dicembre scorso, riaprendo i negoziati con il Frelimo.
Adesso quei negoziati rischiano di bloccarsi perchè in assenza di un successore designato, la Renamo si trova priva di una leadership certa con il rischio di un frazionamento del partito.