Almeno sette persone sono state uccise da sospetti islamisti mercoledì nel Nord del Mozambico. Lo riferiscono i media locali, che specificano che si trattava di contadini in cammino verso i campi: tutti sono stati decapitati. Gli aggressori hanno anche bruciato le case del vicino villaggio di Mahate, distretto di Quissanga. Al momento l’attacco non è stato rivendicato.
Dal 2017 si ripetono nella regione settentrionale di Cabo Delgado gli attacchi jihadisti di gruppi armati, conosciuti come “Shabaab”, ma che si autodenominano Ahlu Sunna Wa-Jamo / Ansar al-Sunna. Le loro azioni hanno provocato la morte di centinaia di mozambicani. L’anno scorso, anche l’Isis ha annunciato la propria presenza.
Quest’ultima strage pare quasi una risposta alla richiesta di inizio mese al governo, da parte di Exxon Mobil e Total, di un accresciuto contingente militare a protezione del loro lavoro nell’area. In base all’informazione diffusa all’agenzia Reuters, le due multinazionali hanno domandato, con esattezza, 300 uomini supplementari ai 500 già presenti.
Ma si spara anche altrove, in Mozambico. Il quotidiano di Maputo Notícias ha riferito l’attacco a un camion, con l’uccisione dell’autista, sulla statale numero 6, avvenuto martedì all’alba tra Gondola e Inchope, nella regione di Manica, sul “corridoio di Beira” che collega il porto della seconda città del Mozambico allo Zimbabwe. Si tratta di un’area storicamente coinvolta dalla presenza della Renamo (Resistenza nazionale mozambicana), il movimento ribelle in guerra contro il governo fino al 1992. Convertitasi la Renamo in partito, non sono però mancati i momenti di tensione, anche armata.
La polizia ha attribuito la responsabilità dell’assalto alla Giunta militare della Renamo (Jmr), staccatasi dalla Renamo nel giugno 2019 e che asseriva di poter contare, all’epoca, su 11 basi e 500 combattenti.
Proprio il 3 febbraio – Giornata degli Eroi mozambicani – il capo dello Stato, Filipe Nyusi, ricordando l’accordo di pace sottoscritto ad agosto con il leader della Renamo, Ossufo Momade, ha diffidato la “Junta” dal continuare le sue azioni, tipicamente attacchi a veicoli nelle regioni centrali di Sofala e Manica, com’è poi stato il caso anche martedì. È deplorevole – ha detto Nyusi – assistere ad attacchi «perpetrati da mozambicani che si dicono dissidenti della Renamo, che reclamano vantaggi interni a quell’organizzazione, e che scelgono di attaccare persone innocenti».
Nell’occasione il presidente mozambicano ha avuto parole ferme anche per gli altri «criminali», quelli che commettono atti «atroci» ispirandosi al fondamentalismo islamico, e denunciato i finanziamenti che ricevono dall’esterno e dall’interno del Paese. Si è detto pronto al dialogo con tutti, ma «coloro che uccidono continueranno a essere perseguiti».
Foto: gruppo dell’Isis mozambicano (defenceweb.co.za)