Spiagge bianche e soffici come il borotalco, bagnate da un mare da sogno: il Nord del Mozambico nasconde un vero e proprio tesoro, lontano dalle rotte del turismo di massa. Arrivare in questo paradiso richiede tempo e denaro, ma l’investimento è ben ripagato.
Anzitutto si vola (da Maputo, Nairobi, Dar es Salaam o Johannesburg) su Pemba, graziosa città coloniale della provincia di Cabo Delgado, che costituisce l’estremità settentrionale del Mozambico, al confine con la Tanzania. Dal piccolo aeroporto locale si può prendere un ultraleggero della CR Aviation che in mezz’ora (e circa 200 euro) conduce alla pista di atterraggio sull’isola di Ibo. In alternativa, si prosegue sulla strada per circa tre ore, in auto o in bus, fino alla città costiera di Tandanhangue, da dove ci si imbarca su un motoscafo che in un’ora di navigazione raggiunge il porticciolo di Ibo. Un posto dove il tempo sembra essersi fermato.
Prima dell’occupazione portoghese, Ibo fu un importante avamposto commerciale dal quale schiavi, oro e avorio venivano spediti al mondo arabo, che ne aveva fatto un proprio centro d’influenza. Alla fine del XVIII secolo, Ibo era diventato uno dei più importanti snodi commerciali dell’Africa orientale. Poi cominciò il declino. Le rotte dei mercantili si spostarono a sud in mari e porti più sicuri, come quello di Lourenço Marques (l’odierna Maputo). Oggi le affascinanti rovine di Ibo sono il ricordo della passata grandezza.
Resta la bellezza senza tempo del Parco Nazionale dell’arcipelago delle Quirimbas, formato da trenta isolette da cartolina, raggiungibili in poche ore da Ibo con escursioni via mare. Non resta che prenotare un alloggio a Casa das Garças, un lodge situato nell’isola di Ibo che promuove iniziative di turismo sostenibile e di turismo comunitario, gestito da Silvia Migani nell’ambito di un progetto che ha coinvolto l’ong Istituto Oikos e Architetti senza Frontiere, finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. casadasgarcas.org
(Marco Trovato)