Mozambico, una poltrona per quattro

di Enrico Casale
mozambico

Martedì 15 ottobre si terranno le elezioni presidenziali in Mozambico. Il capo dello Stato uscente Filipe Nyusi è il favorito. Tre candidati possono però insidiargli il posto. Ecco i loro ritratti.

Filipe Nyusi

Filipe Jacinto Nyusi, 60 anni, è arrivato alla presidenza nel 2014 subentrando al suo mentore Armando Guebuza. Fino ad allora poco conosciuto al grande pubblico, è diventato il primo capo di Stato a non provenire dal Sud (è nato nella provincia di Cabo Delgado) – e il primo a non aver partecipato alla lotta per l’indipendenza. Figlio di veterani della lotta contro i colonizzatori portoghesi, Nyusi si è iscritto al Frelimo (Frente de Libertação de Moçambique) in giovane età. Ha studiato a Brno (Repubblica Ceca) e a Manchester (Regno Unito), prima di fare carriera con la compagnia ferroviaria e portuale nazionale. È entrato a far parte del governo nel 2008 con il portafoglio della Difesa, quindi è stato investito candidato Frelimo per le elezioni presidenziali del 2014, quando ha vinto con il 57% dei voti.

Sotto il suo mandato, l’economia del Paese, che è cresciuta a un tasso del 7% l’anno, è rallentata bruscamente, vittima di uno scandalo legato a prestiti segreti che hanno alimentato una massiccia operazione di corruzione. Filipe Nyusi si avvicina alle elezioni in una posizione di debolezza, ulteriormente destabilizzata da un’insurrezione islamista che ha insanguinato la sua provincia per due anni.

Ossufo Momade

Da un anno, Ossufo Momade ha preso in mano la difficile eredità dello storico leader della Resistenza nazionale del Mozambico (Renamo), Afonso Dhlakama, morto improvvisamente sulle montagne di Gorongosa. Momade è entrato nell’esercito molto giovane e si è unito alla Renamo poco dopo l’inizio della guerra civile (1975) diventando uno dei principali leader militari. Il suo movimento è successivamente diventato parte importante dell’opposizione al regime e Momade è stato eletto deputato nel 1999, ed è sempre stato rieletto.

Segretario generale del partito dal 2007 al 2012, ha diretto il dipartimento militare, soprattutto durante la ripresa delle ostilità armate con il regime (2013-2016), fino alla morte improvvisa di Afonso Dhlakama (maggio 2018). Nominato quindi a capo della Renamo, ha firmato ad agosto un accordo di pace che dovrebbe porre fine al conflitto. Questo accordo, che prevede il disarmo dell’ala armata della Renamo, non è piaciuto a tutto il partito. Una fazione lo ha denunciato e ha negato l’autorità di Momade.

Daviz Simango

Ha 55 anni ed è il terzo sfidante. Figlio di un leader del Frelimo che fu epurato dal partito al potere, Daviz Simango si è impegnato in politica sotto le insegne della Renamo per poi fondare nel 2008 il Movimento Democratico del Mozambico (Mdm). Ingegnere di formazione, è sindaco dal 2003 della seconda città del Paese (Beira), devastata sei mesi fa dal ciclone Idai. Candidato per la prima volta alle elezioni presidenziali del 2009, ottenne quasi il 9% dei voti. Ma non è riuscito a spingere oltre la sua influenza e, cinque anni dopo, si è dovuto accontentare del 6%.

Mario Albino

È il vero outsider delle elezioni presidenziali. Mario Albino si presenta in nome dell’Azione del Movimento Unito per la Salvezza Integrale (Amusi), creato dal dissenso di ex membri dell’Mdm. Originario di Nampula, è entrato in consiglio comunale l’anno scorso, ma con un misero 4,2% dei voti.

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