Alla fine l’ha spuntata la famiglia. Il corpo di Robert Mugabe, ex presidente dello Zimbabwe, riposerà in una tomba nella sua città natale.
Il governo di Harare voleva inumare le sue spoglie nell’Heroes Acre, un monumento nazionale dedicato a chi lottò per l’indipendenza del Paese contro il regime segragazionista di Ian Smith. Dopo varie resistenze, la famiglia sembrava aver accettato. Ma ieri si è registrata una marcia indietro.
Non è chiaro chi abbia determinato la svolta. In una dichiarazione pubblica, il ministro dell’Informazione Nick Mangwana ha affermato che Mugabe non sarà sepolto nel mausoleo per «rispettare i desideri della famiglia».
Mugabe è morto a Singapore dove, da tempo, si sottoponeva a cure per contenere il cancro che lo aveva colpito. Dopo il decesso, il suo corpo è stato riportato in Zimbabwe. Subito la famiglia si è lamentata pubblicamente per non essere stata consultata in merito ai funerali di Stato. In una dichiarazione, membri della famiglia Mugabe hanno accusato il governo di coercizione e hanno affermato che i piani per seppellire Mugabe al monumento erano «contrari ai desideri di Mugabe».
Si dice che la sua famiglia sia amareggiata per il fatto che Mugabe sia stato deposto dal suo ex amico e alleato, il presidente Mnangagwa, due anni fa. Proprio questo risentimento potrebbe aver contribuito allo scontro sul suo luogo di sepoltura. Mnangagwa ha sempre spinto per far seppellire Mugabe all’Heroes Acre. Invece, Grace Mugabe, la moglie di Robert che nei piani del marito avrebbe dovuto succedergli, si è opposta. Sembra averla vinta lei. Almeno questa volta.