Dire musica in Senegal è come dire riso con pesce, il piatto nazionale. Qualcosa a cui ci si abitua fin da bambini. Qui anche nelle situazioni più serie o a notte fonda si può sentire cantare. E anche quando si viaggia in un bus è sempre presente un riecheggiare tambureggiante. Insomma qui la musica è elemento di una tradizione che si rinnova ogni anno. Ci aiuterà a rivelarne la storia e i segreti Carlos Le Beau, pseudonimo di un artista che ha scelto di vivere seguendo le proprie passioni.
Il ruolo della musica
Carlos ci spiega innanzitutto in cosa consisteva un tempo il ruolo di griot nella società senegalese. Questi erano cantastorie coinvolti per esempio nei campi di combattimento, musicisti che con i loro strumenti avevano il compito di incoraggiare i duellanti. Raccontavano la vita degli antenati motivando un soldato ed esaltandone le gesta del padre o del nonno. In questo modo davano loro forza. «Tuo padre non sarebbe mai scappato davanti a un avversario», e così neanche il figlio scappava e la lotta continuava. Il connubio tra musica e ordine naturale delle cose si manifestava però anche in altri momenti della quotidianità. Esistevano ed esistono ancora piccole capanne con uno strumento a percussione all’interno in cui si annunciavano alla comunità diversi momenti di rilevanza sociale, come la nascita di un figlio, la convocazione di una riunione o un decesso. Gli abitanti di un villaggio riconoscevano il suono e capivano quale fosse la notizia. Esistono poi strumenti propri della religione, come quelli utilizzati dai bayefall, esponenti della confraternita muride diffusa in tutto il Senegal.
A ritmo di mbalax
Carlos è un esperto di mbalax, il genere musicale più diffuso in Senegal. Si tratta di una musica che parte veloce, che ti lancia sulla pista, particolarmente adatta a cerimonie come matrimoni e battesimi. Attraverso lo mbalax la gente viene incitata alla danza: per esempio non di rado sono invitate a ballare tutte le donne che non vogliono che il proprio marito prenda una seconda moglie (la poligamia è molto diffusa in Senegal). Il senso di questa musica nelle cerimonie è insomma rimuovere il broncio dai volti e far sì che tutti ballino. Gli strumenti propri dello mbalax sono diversi: Carlos ci presenta la batteria sabar, formata da sette diversi componenti a percussione, ognuna delle quali è suonata da una persona diversa. Una in particolare ha il compito di dirigere, lo nder, e un’altra dà la base al ritmo. Un sabar forma quindi una piccola orchestra, dove ogni strumento ha il suo “potere”. È costruito intagliando del legno massiccio, poi ricoperto con pelle di capra, e ha la forma di un mortaio. Caratterizzano il sabar, che viene suonato con due mani di cui una tiene una bacchetta, i tasselli di legno ai lati che tengono tesa la pelle.
Musica da combattimento
Il sabar è nato nella regione del Sine Saloum, nel Senegal centrale, ed era inizialmente utilizzato per lo più durante gli incontri di lotta senegalese, nota anche come laamb e diffusa nel Paese dai sérèr, etnia dedita in origine principalmente alla coltivazione di miglio e mais. Quando nella stagione delle piogge si avevano i frutti del raccolto c’era la tradizione di organizzare dei tornei nei villaggi e ognuno portava i propri prodotti. I tornei permettevano di vincere i sacchi dei raccolti ed il trionfatore poteva accaparrarsi fino alla metà del montepremi totale. I griot suonavano il sabar durante i tornei, mentre alle donne era affidato il compito di cantare. La lotta tradizionale è tutt’oggi molto diffusa in Senegal, rappresentando così lo sport nazionale insieme ovviamente al calcio. Presente ancora oggi è la parte musicale, che ha il compito di incoraggiare e allo stesso tempo di proteggere i lottatori. Assistere a un torneo di lotta sfida i timpani più di un concerto vissuto a pochi centimetri da un amplificatore. I griot suonano ininterrottamente per tutta la durata della competizione ed è difficile scambiare una parola con qualcuno tanta è l’intensità della musica.
I segreti del soruba
Ci sono poi altri strumenti tradizionali a percussione come il soruba, che si usa perlopiù a settembre, mese “spirituale” in cui si pratica la circoncisione dei bambini all’interno delle comunità Mandinka. Il soruba annuncia il kankourang, uno spirito che si manifesta tra le strade della città sotto forma di figura antropomorfa ricoperta da una corteccia rossa e che ha il compito di proteggere i giovani circoncisi. I soruba si distinguono per una grossa macchia al centro e sono come il sabar composti da diversi componenti. La musica di questo strumento viene sprigionata dunque dai griot delle comunità Mandinka con lo scopo di motivare i ragazzi in procinto di diventare uomini. I griot durante le uscite del kankourang infiammano le vie del villaggio suonando forsennatamente. Durante il periodo della circoncisione, i bambini della comunità mandingo vivono insieme nella stessa casa e sono gli anziani ad occuparsi della loro sfera spirituale. Le persone tra i 15 e i 30 anni invece si occupano di tutto il resto, dall’approvvigionamento fino alla salute dei bambini. Un altro strumento tradizionale a percussione è il djembe, che ha origine invece in Guinea e in Mali. Da lì vengono infatti i più importanti musicisti del tamburo: un nome su tutti quello di Mamady Keïta, artista capace, secondo Carlos, di avere più di trecento ritmi nella sua testa.
La vita del suonatore
Carlos non può fare a meno di rivelarci come molte cose ostacolino il percorso di un artista. A volte anche la famiglia può rappresentare un limite. Secondo Carlos però ne vale la pena, perché la musica può risollevare da ogni tristezza ed è qualcosa che si lega profondamente all’anima di ognuno. Carlos non è un griot nel senso tradizionale del termine in quanto la sua famiglia non può vantare cantastorie. Ha cominciato però a suonare seguendo altri amici decidendo poi di dedicarsi solo alla musica. L’arte, secondo lui, è gelosa, non deve mai essere messa in secondo piano. Si è quindi formato in Guinea, dove ha vissuto con una grande famiglia di artisti, prima di ritornare in Senegal e cercare la propria strada. Figlio di griot è invece Dialy, suonatore di kora, strumento a corda. Dialy ci racconta l’origine dei griot accennando al loro ruolo nelle cerimonie familiari. La leggenda narra che, durante i matrimoni, i griot arrivavano e improvvisavano una canzone per la giovane coppia, andando poi in giro per il quartiere per coinvolgere la gente. In un tempo in cui la musica non poteva essere registrata, erano quindi loro a permettere che le strofe fossero ripetute e ricordate negli anni. Girovagavano per tutto il Senegal.
Il ritmo della Casamance
Lo strumento di Dialy, dicevamo, è la kora, strumento nato in Casamance, una regione nel sud del Senegal, e diffusosi poi anche in Guinea, Gambia, Mali e Costa d’Avorio, composto da una mezza zucca a fiasco essiccata e svuotata (in francese calebasse), pelle di mucca, varie decorazioni in legno e ventuno corde fatte di fili da pesca, che hanno sostituito le corde in cuoio usate un tempo. Tra i maggiori esperti di kora a livello mondiale c’è il maliano Toumani Diabaté. Per un attimo Dialy si domanda chi sia il miglior suonatore di kora che abbia mai sentito arrivando alla conclusione che non può esistere un artista migliore di Dio.
Vivere di musica
Può la musica essere un mestiere vero e proprio? C’è stata infatti un’epoca in cui erano solo le famiglie griot ad essere convenzionalmente autorizzate a suonare. Oggi invece si può apprendere la musica anche facendo corsi ed il governo sta incoraggiando tutto ciò. Si sta creando quindi una vera e propria industria. Fondamentale è stato il ruolo del turismo. Nella Petite Côte, zona a sud di Dakar, si sono diffuse nel tempo molti resort appannaggio di un turismo inizialmente di matrice francese. Grazie a questo proliferare di strutture ricettive il mestiere del musicista trova ora il suo naturale sbocco nelle serate organizzate nei tanti hotel e locali presenti sulla costa. Carlos inizialmente lavorava come carpentiere, poi ha capito l’opportunità che la musica poteva offrirgli. Ha visto i primi guadagni frequentando gli amici griot che suonavano batterie sabar e piano piano ha cominciato a partecipare alle serate organizzate negli hotel intrattenendo gli ospiti con la sua musica. Il sabar attualmente permette concreti sbocchi lavorativi, spiega Carlos. Lo strumento infatti si impara con rapidità e coinvolge facilmente la gente, creando legami grazie alla sua immediatezza. Lo stesso Dialy ha aumentato di molto il suo giro d’affari attraverso il turismo. Lui è consapevole di come oggi ci siano molti più musicisti, ma questo non lo ritiene un problema per i griot. Infatti loro stessi possono così avere più sbocchi lavorativi, insegnando musica ai giovani che vogliono imparare a suonare uno strumento pur non essendo cantastorie per tradizione familiare. Il padre di Dialy suonava già negli alberghi e lui l’ha sostituito negli anni. D’altronde si guadagna molto di più grazie ai turisti che suonando nelle cerimonie tradizionali.
(Gerardo Russo)