Namibia, oltre il 60% delle famiglie non ha diritto sulla terra in cui abita

di claudia
agricoltura

di Céline Nadler

Il censimento 2023 della Namibia mostra che oltre il 60% delle famiglie non possiede la terra su cui vive, con una maggiore proprietà nelle aree rurali rispetto a quelle urbane.

Il censimento della popolazione e delle abitazioni del 2023 divulgato in questi giorni dall’Agenzia statistica della Namibia (Nsa) rivela che il 62,6% delle famiglie del Paese non possiede o non ha diritti sulla terra in cui abita. In questa quota, si notano variazioni significative tra le regioni rurali e urbane, sottolinea la stampa namibiana.

Secondo i dati divulgati, le famiglie rurali mostrano un’incidenza maggiore di proprietà terriera o di diritti fondiari: il 69,7% ha il controllo sul terreno su cui è costruita la propria casa, rispetto al 56,7% nelle aree urbane. Tuttavia, le disparità regionali restano evidenti: ad esempio, la regione di Omusati, nella parte settentrionale del paese al confine con l’Angola, vanta il tasso di proprietà terriera più elevato, pari all’80,1%, mentre le regioni di Kharas, a sud, di di Khomas o di Hardap (entrambe a centro del Paese) hanno tassi più bassi, pari solo al oltre il 40% delle famiglie.

Il rapporto afferma inoltre che le abitazioni informali, in particolare nelle aree urbane, rappresentano il 28,7% di tutte le famiglie. Khomas (46,9%) e Omaheke (46,8%) – a est – presentano le concentrazioni più elevate di insediamenti informali, mentre Omusati (8,2%), Zambezi (11%) – nord-est – e Ohangwena (11,3%) – a nord, al confine con l’Angola – ne presentano le minori.

I dati contenuti nel censimento segnalano inoltre che le famiglie namibiane hanno in media 1,5 persone per camera da letto, il che indica che il sovraffollamento è generalmente basso, sebbene regioni come Zambezi (2,2 persone per camera) e Kunene (2,1) – a ovest – abbiano tassi di occupazione più elevati. Il numero medio più basso di persone per camera da letto si è registrato nelle regioni di Omusati (1,2) e Oshana (1,2)” (a nord).

Anche le fonti energetiche per l’illuminazione e la cucina variano notevolmente. Le famiglie urbane utilizzano principalmente l’elettricità (69,2%), mentre le aree rurali si affidano maggiormente a luci o lampade a batteria (53%). Per cucinare, la legna resta il combustibile predominante nelle zone rurali (84,6%), mentre le famiglie urbane tendono ad usare l’elettricità (55%). “Nelle aree urbane, il 55% delle famiglie cucina con l’elettricità dalla rete elettrica e circa il 21,8% delle famiglie usa anche il gas. Nelle aree rurali, la maggioranza (84,6%) usava legna da ardere per cucinare. L’elettricità dalla rete principale è stata usata principalmente dalle famiglie di Erongo (centro sud, Ndr), Khomas e Hardap rispettivamente al 72,9%, 55,4% e 48,3%”, si legge nel documento.

Inoltre, il rapporto mostra che l’accesso all’acqua potabile è relativamente elevato, con il 91,4% delle famiglie che ne dispone, ma nelle zone rurali l’accesso è inferiore all’83,5%, rispetto al 98% delle aree urbane. La regione di Khomas è in testa per l’accessibilità all’acqua (98,7%), mentre Kunene registra la più bassa (74,1%). Tuttavia, i servizi igienici rimangono un problema significativo, soprattutto nelle aree rurali dove il 63,8% delle famiglie non dispone di servizi igienici.

Secondo il censimento 2023 pubblica dalla Nsa, la popolazione della Namibia ammonta ora a 3.022.401. Di questa cifra, 1.548.177 sono donne, pari al 51,2%, e 1.474.224 uomini.

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