Namibia, proteste contro l’accordo con la Germania sulle riparazioni per il genocidio

di claudia

Sono culminate con l’irruzione all’interno della sede del Parlamento di Windhoek da parte diverse centinaia persone le proteste contro l’accordo stipulato dal governo della Namibia con la Germania dopo che le autorità federali di Berlino lo scorso 28 maggio avevano chiesto scusa per il genocidio commesso nel Paese dell’Africa meridionale durante il periodo coloniale. A guidare le proteste martedì, in occasione dell’inizio della discussione in Parlamento dell’intesa che prevede il pagamento da parte della Germania di 1,1 miliardi di euro sotto forma di aiuti allo sviluppo a favore della Namibia, sono stati diversi partiti politici dell’opposizione e capi tradizionali che respingono l’offerta della Germania sostenendo che l’accordo sia stato concluso senza consultare adeguatamente le vittime del genocidio.

 “Il cosiddetto accordo è la dimostrazione del palese disprezzo nei confronti delle nostre legittime richieste di riparazione e restituzione”, si legge in una petizione consegnata al vicepresidente del Parlamento namibiano Loide Kasingo.”Diciamo no all’accordo sbagliato sul genocidio” oppure “Risarcimento adeguato adesso” erano alcuni degli slogan ripetuti dai manifestanti che, dopo aver marciato per le vie della capitale Windhoek, si sono avvicinati al Parlamento e, dopo aver scavalcato i cancelli dei giardini, hanno fatto irruzione nell’edificio chiedendo di vedere il presidente dell’Assemblea nazionale, Peter Katjavivi.

La Germania aveva riconosciuto come gli eventi che hanno avuto luogo nel sudovest dell’Africa colonizzato dalla Germania tra il 1884 e il 1915, osservati per quello che sono dalla prospettiva odierna, dovevano essere considerati come un genocidio: i coloni tedeschi hanno ucciso decine di migliaia di Hereros e Namas durante i massacri commessi tra il 1904 e il 1908, considerato da molti storici il primo genocidio del ventesimo secolo. I numeri dello sterminio parlano, secondo gli storici, di circa 65.000 delle 85.000 persone della comunità Herero uccise e di almeno 10.000 delle 20.000 dei Nama. I sopravvissuti furono condotti nel deserto, dove molti finirono nei campi di concentramento per essere usati come schiavi, mentre altri morirono di freddo, malnutrizione ed esaurimento.

“L’accordo non è all’altezza… non prevede scuse e riparazioni significative né ristabilisce la giustizia ma acuisce solo il nostro dolore”, ha detto in un’intervista ai media locali Kavemuii Murangi, discendente di una delle vittime. Il ministro della Difesa della Namibia, Frans Kapofi, ha invece descritto l’accordo come “riuscito”, poiché indica che la Germania “ha accettato” le sue responsabilità del genocidio. Il governo namibiano ha però manifestato perplessità sul livello dei pagamenti e non ha escluso la possibilità di un miglioramento delle condizioni economiche di risarcimento, in particolare dell’importo.

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