Il presidente della Namibia Hage Geingob è stato rieletto per un secondo mandato. Secondo la Commissione elettorale, Geingob ha ottenuto il 56,3% dei voti nelle elezioni di mercoledì davanti al rivale Panduleni Itula, che ha strappato il 29,4%, e a McHenry Venaani del Popular Democratic Movement (Pdm) con il 5,3%.
Il successo ha però un sapore amaro. Nelle scorse elezioni, che si sono tenute nel 2014, Geingob aveva l’87% dei consensi. Quest’anno il sostegno si è ridotto drasticamente. Probabilmente ha pagato le scarse prestazioni in campo economico. Negli ultimi anni il Paese è stato infatti colpito da una forte recessione dovuta alla grave siccità e ai prezzi bassi delle sue principali risorse (diamanti e uranio). La Bank of Namibia prevede inoltre un terzo anno di recessione, con il Pil che dovrebbe contrarsi dell’1,7% nel 2019.
La Swapo, il partito di maggioranza al quale appartiene Geingob, è stata inoltre coinvolta in uno scandalo legato alle concessioni della pesca, che ha portato all’arresto di due ex ministri per presunta corruzione. L’ex ministro della giustizia Sakeus Shanghala e l’ex ministro della pesca Bernard Esau sono inoltre stati accusati di riciclaggio di denaro e frodi.
«Sono orgoglioso e sono felice di aver potuto partecipare a elezioni libere ed eque, senza scontri, nessun attacco reciproco», ha dichiarato il presidente Geingob dopo l’annuncio del risultato. McHenry Venaani ha però dichiarato di star prendendo in considerazione un’azione legale su quelle che ha definito «anomalie e irregolarità» nelle elezioni. La Namibia utilizza le macchine per il voto elettronico e Venaani è andato in tribunale poco prima delle elezioni, sostenendo che le macchine erano state manipolate. Il tribunale, tuttavia, ha respinto il suo ricorso.
Nelle elezioni parlamentari, la Swapo ha perso la maggioranza dei due terzi nella Camera dei 96 membri, vincendo 63 seggi; nel 2014 erano 77. Il Pdm ha ottenuto 16 seggi, quattro in più del 2014.