La Ong britannica Forensic Architecture ha annunciato di aver trovato fosse comuni nella penisola di Shark Island, in Namibia, un ritrovamento che potrebbe creare problemi per belgi e tedeschi che vogliono realizzare progetti di energia all’idrogeno in quell’area.
Secondo il quotidiano britannico The Guardian, che cita Agatha Nguyen Truong, un’esperta di architettura forense della Ong, le sepolture e i manufatti si riferiscono al genocidio delle tribù Herero e Nama, compiuto dalle truppe coloniali tedesche dal 1904 al 1908. La scientifica avrebbe scoperto luoghi di esecuzioni, lavori forzati, prigionia e abusi sessuali: all’epoca l’isola veniva utilizzata come campo di concentramento dall’Impero tedesco e più di 65.000 Herero e 10.000 Nama furono uccisi dalle truppe tedesche dal 1904 al 1908: questo viene considerato il primo genocidio del XX Secolo.
“Qualsiasi opera proposta deve essere interrotta fino a quando i siti non saranno completamente protetti e non saranno state condotte indagini approfondite sui resti del campo” ha spiegato Nguyen Truong. La scientifica ha lavorato con le popolazioni indigene per identificare i luoghi del genocidio: sono stati utilizzati resoconti storici, raccolti con fotografie d’archivio, documenti e immagini satellitari, testimonianze e ricerche d’archivio. Inoltre, è stato utilizzato un radar terrestre per identificare le fosse comuni. La penisola di Shark Island è oggi una destinazione turistica con campeggi e stabilimenti balneari, un porto molto frequentato. La costruzione del porto dovrebbe iniziare all’inizio del prossimo anno. Namport, l’autorità portuale della Namibia, ha detto di aver commissionato ricerche archeologiche e di essersi consultata con i gruppi interessati e con il Namibia Heritage Council. I principali beneficiari della realizzazione di progetti di energia dall’idrogeno in Namibia sono Germania e Belgio.