In Africa, terra multi-confessionale, il Natale e il Capodanno vengono celebrati in modo differenziato lungo tutto il continente. Come si trascorrono e cosa si mangia durante queste festività? Abbiamo chiesto ad alcuni protagonisti delle scorse puntate della nostra rubrica di raccontarcelo. Per farci vivere l’atmosfera natalizia in Angola, Senegal e Repubblica Democratica del Congo.
«Da noi il Natale è la festa dei bambini», esordisce la cuoca Clarisse Bithum, che dal Veneto dove vive ormai da anni e dove trascorrerà in famiglia la celebrazione natalizia, ci spiega come si trascorre questa festività in Repubblica Democratica del Congo, Paese per la grande maggioranza cristiano. «Nella mia Chiesa, evangelica, una settimana prima del 24 dicembre i bambini si ritrovano per fare le prove di canto, ballo, predicazione e recita, elementi al centro della celebrazione del culto della nascita del bambino Gesù. Intanto, i loro genitori si affaccendano per comprare loro scarpe e abiti nuovi, per farli contenti e vestirli bene per il grande evento. I bambini, dopo la rappresentazione in Chiesa di cui saranno protagonisti, si avvieranno con le loro famiglie a casa, non senza ricevere auguri e caramelle da amici, conoscenti e vicini sulla via del ritorno. Intanto, il clima tutto intorno è di festa, e per le strade si sentono la musica, i profumi e i rumori della gente affaccendata attorno ai fornelli nelle case, adornate con decorazioni fai-da-te, realizzate con foglie di palma». Mentre il pranzo di Natale si avvicina, tra vicini ci si scambia una parte di quanto preparato per rafforzare il senso di comunità: «di solito mangiamo tutti insieme nello stesso grande vassoio carne e fagioli, che sono alimenti più cari e quindi preferiti per le feste, accompagnati dal pondu, (piatto a base di foglie di manioca), riso, patate, platano fritto e infine bignè», continua Clarisse. A dare la connotazione della festa al momento del pasto, soprattutto per i bambini, sono le bibite: gli adulti, se cattolici, consumeranno invece per lo più birra. Sempre Clarisse ci spiega come a Capodanno la festa si trascorra grosso modo alle stessa maniera, salvo il fatto che questa sia dedicata stavolta ai più grandi. «Le persone si radunano intorno al fuoco fino al mattino dopo, per fare gli auguri cantando e ballando. Il giorno dopo si cucinerà sempre nel clima di festa e di musica: alcune persone uccidono una capra e condividono la carne con altri vicini, prima di cuocerla».
Atmosfera simile alla vigilia di Natale la ritroviamo in Angola, Paese a grande maggioranza cristiano. A raccontarci la festa è Daniel André Bengui, già noto ai nostri lettori come ideatore delle cene angolane a Roma dell’associazione Io Posso: «la sera del 24 andiamo in Chiesa. Noi cattolici celebriamo la messa, mentre gli evangelici inscenano con una rappresentazione teatrale la nascita di Gesù. La sera già per le strade si sentono i profumi del pranzo del 25, che passeremo in famiglia mangiando a più non posso. Chi ha la possibilità mangerà il maiale, altrimenti preparerà altri piatti tradizionali come il mufete, a base di pesce fresco, patata dolce, platano, insalata, fagioli. A casa mia di solito cuciniamo specialità a base di funge – la farina di manioca – fagioli e pesce oppure pollo. Dal 26 al 2 gennaio c’è un clima di festa continua, con musica e ballo ovunque».
Ovviamente il Natale e il Capodanno si festeggiano anche in quei Paesi dove la popolazione di fede cristiana costituisce la minoranza. In Senegal, dove in seno alle stesse famiglie si possono trovare cristiani e musulmani, le due festività vengono celebrate anche dalla comunità di fede islamica, seppur in modo diverso e limitato rispetto a quella cattolica: «anche se non andiamo in Chiesa e non celebriamo il culto del Natale, quel giorno è festa anche per noi e mangeremo dell’ottimo pollo fritto o grigliato con patate, ornato con ortaggi, insalata, salse varie. Chi ha la possibilità economica, inoltre, farà dei regalini ai bambini», ci fa sapere Absa Ba da Dakar.
Come in tutte le celebrazioni festive, anche in Africa il cibo e il momento conviviale del pasto – semplice o vario che sia, preparato con alimenti comuni o più pregiati, consumato in modalità differenti rispetto che in Occidente – rimangono gli elementi centrali del culto, in nome della condivisione e del senso di unione e comunità: valori che in questo continente trascendono più che altrove i rapporti familiari in senso stretto prevalenti nel modello di famiglia nucleare occidentale.
(Luciana De Michele)