Nelle città del Kenya, alla vigilia di Natale, i bambini passano di casa in casa cantando inni natalizi e raccogliendo dolcetti e frittelle. In Madagascar, conclusa la messa solenne, i fedeli banchettano fuori dalle chiese con bevande e biscotti offerti dai parroci, mentre i bimbi attendono trepidanti l’arrivo di Dadabe Noely (l’equivalente locale di Santa Claus). In Liberia si usano decorare i manghi e le palme, anziché gli abeti, e per riprodurre le tipiche campanelle si avvolgono i recipienti di yogurt in fogli di alluminio. In Mali, nel periodo natalizio, i cristiani passano in chiesa una media di trenta ore, una scorpacciata di canti e litanie. Sulla costa del Ghana, dopo il tradizionale pranzo a base di pollo, patate, manioca, riso o polenta, la gente si riversa in spiaggia a prendere il sole e a nuotare. In Zimbabwe il Natale, chiamato Kisimusi, conserva la tradizione dei regali ai più piccoli e dei cenoni attorno ai quali si riuniscono le famiglie. Ma la grave crisi economica degli ultimi anni ha imposto digiuno e sacrifici per un Natale all’insegna dell’austerità.
Auguri in ogni lingua
L’augurio di Buon Natale (Joyeux Noël in francese, Merry Christmas in inglese, Feliz Natal in portoghese, Feliz Navidad in spagnolo, Fröhliche Weihnachten in tedesco) esiste anche nei più diffusi idiomi tradizionali dell’Africa; eccone alcuni:
Nord Africa: Milad Majid (arabo)
Congo: Mbotama Malamu (lingala)
Etiopia: Melkin Yelidet Beaal (amarico)
Ghana: Afishapa (akan)
Madagascar: Tratra ny Noely (malgascio)
Niger: Barka dà Kirsìmatì (hausa)
Mali: Jabbama be salla Kirismati (fulani)
Nigeria: E ku odun, e ku iye’dun (yoruba)
Ruanda: Noheli nziza (kinyarwanda)
Somalia: Kirismas Wacan (somalo)
Sudafrica: Geseënde Kersfees (afrikaans)
Uganda: Seku Kulu (luganda)
Zambia: Muve ne Kisimusi (shona)
Tanzania: Kuwa na Krismasi njema (kiswahili)
Zimbabwe Izilokotho Ezihle Zamaholdeni (ndebele)