di Stefano Pancera
Un interessante reportage mette in luce un fenomeno attuale, ovvero l’“esodo silenzioso” di africani francesi che, disillusi dal razzismo e dalla discriminazione in Francia, scelgono di trasferirsi nei paesi di origine per ritrovare le proprie radici e costruire un futuro in Africa.
In un interessante reportage della BBC Africa Eye si indaga sull'”esodo silenzioso” degli africani francesi che stufi di razzismo e discriminazione lasciano la Francia – rinunciando ad un lavoro certo e alla loro quotidianità – per riconnettersi con le radici del proprio paese. Prove generali di resilienza africana? Forse.
Menka – 39 anni nato in Francia – ha deciso ad esempio che il suo futuro si trova in Senegal, dove sono nati i suoi genitori.
“Non sto solo partendo per il sogno africano, posso essere francese, ma vengo anche da qualche altra parte -racconta Meka – sono stufo di essere continuamente oggetto del razzismo dilagante più o meno esplicito e francamente con l’aria che tira qui in Europa meglio che io mi dia da fare per vivere in quello che è davvero la mia patria: l’Africa”.
E l’aria è decisamente pesante fin dal giugno dello scorso anno, quando una serie di rivolte sono scoppiate in tutta la Francia dopo la sparatoria fatale del diciassettenne Nahel Merzouk – un cittadino francese di origine algerina che è stato colpito dalla polizia.
Il caso è ancora oggetto di indagine, ma quei fatti hanno scosso la nazione e riflettono una corrente sotterranea di rabbia che si stava costruendo da anni nel modo in cui le minoranze etniche sono trattate in Francia.
BBC Africa Eye ha indagato su questo fenomeno per scoprire perché persone come Menka – che non è più un ragazzino -sono profondamente disillusi. Gli afrodiscendenti sono evidentemente stanchi di una certa ipocrisia occidentale”
Addirittura c’è chi a Parigi ha fondato una piccola agenzia di viaggi – con un ufficio anche a Dakar – che offre pacchetti in Africa, rivolti solo a coloro che vogliono riconnettersi con le loro radici.
L’Africa oggi per certi versi pare davvero come le Americhe al momento della corsa all’oro: è indubbiamente il continente del futuro, c’è tutto da costruire, da sviluppare, da inventare.
E non a caso proprio nel febbraio scorso Colette Coleman sul New York Times aveva raccontato del Blaxit:. fenomeno di migrazione al contrario per cui le persone nere americane migrano verso Paesi africani, come Sierra Leone, Uganda e Ghana. Una parte di quel 14% degli afroamericani che vivono negli States tornerebbero in Africa per godere di un basso costo della vita, smetterla di subire discriminazioni e vivere in società in cui “la razza” è un’idea sostanzialmente astratta e inesistente.
In Francia non è chiaro quanti scelgono di fare il viaggio inverso in Africa, poiché la legge vieta la raccolta di dati su razza, religione ed etnia. Ma l’inchiesta della BBC suggerisce che i cittadini francesi altamente qualificati spesso i figli degli immigrati, stanno tranquillamente emigrando.
La ricerca di un futuro in Africa per chi, come molti giovani, è nato in Europa ma aspira a contribuire allo sviluppo del continente, è un tema ricco e complesso. Per i giovani afrodiscendenti che vogliono costruire il loro futuro in Africa, il potenziale è immenso.