Nayola, la lunga guerra dell’Angola raccontata in un film d’animazione

di claudia

di Annamaria Gallone

Primo lungometraggio di animazione d’iniziativa portoghese, con il debutto di José Miguel Ribeiro, di origine angolana, NAYOLA, basata sulla pièce teatrale The Black Box di mia Couto e José Eduardo Angualusa, è l’avvincente storia della guerra fratricida che ha dilaniato l’Angola per 25 lunghi anni. 

A narrarla sono tre donne di tre generazioni diverse: Lenena, la nonna, Nayola, la figlia e Yara, la nipote. Nayola nel 1995, durante la guerra civile si avventura a ricercare con disperata determinazione marito disperso senza trovarlo; nel 2011 scopriamo Yara, cantante rapper sovversiva,  che incita alla guerra urbana inseguita dalla polizia. Lei è un’adolescente ribelle, che tenta di diffondere illegalmente il suo CD intitolato “NEW COUNTRY” e non accetta di vivere in un Paese, la cui censura blocca qualsiasi libertà di espressione. Vive con al nonna e le due generazioni sono in continuo disaccordo, ma si trovano unite nel momento drammatico in cui una figura mascherata entra minacciosa nella loro casa.

Un film “femminista”, un’animazione unica nel suo genere che amalgama felicemente stili, spazi e tempi diversi. Nonostante la storia sia molto dura (“Abbiamo ucciso così tante persone, ne abbiamo viste morire così tante, che non sono rimaste molte persone a palare di come è stato”), è intervallata da immagini meravigliose, a tratti caleidoscopiche, che si aprono su incantevoli paesaggi naturali.

Infatti, oltre al merito di aver ricostruito la storia estremamente dolorosa di una guerra in cui nessuna crudeltà viene risparmiata e i valori fondamentali vengono inghiottiti nel vortice del conflitto, il regista ha dimostrato una una squisita sensibilità artistica.

Spero veramente che il film arrivi presto sui nostri schermi perché merita sia nella forma che nell’impegno pacifista.

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