di Simona Salvi
Le ong Sos Mediterranee, Medici Senza Frontiere (Msf) e Sea Watch chiedono con urgenza l’avvio di un’attività di ricerca e soccorso (Sar) gestita a livello europeo nel Mediterraneo centrale per prevenire ulteriori morti. Questo l’appello contenuto in un comunicato congiunto diffuso ieri, in cui le tre ong danno conto delle numerose operazioni di soccorso condotte al largo della Libia negli ultimi giorni.
“In cinque giorni la Geo Barents, nave Sar di Msf, e la Ocean Viking, nave Sar di Sos Mediterranee in partnership con la Federazione Internazionale delle Società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, hanno salvato 16 imbarcazioni in difficoltà, mentre la settimana precedente la SeaWatch 3 aveva soccorso cinque imbarcazioni per un totale di 444 persone – si ricorda nella nota – senza la presenza di navi civili di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale, i bambini, le donne e gli uomini soccorsi durante queste operazioni di salvataggio sarebbero stati abbandonati al loro destino nelle acque internazionali al largo della Libia, sulla rotta migratoria marittima più letale al mondo dal 2014”.
Secondo le ong, il mancato impegno a livello europeo di un’attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale, oltre ai ritardi nell’assegnazione di un luogo sicuro di sbarco, hanno minato l’integrità e la capacità del sistema di ricerca e soccorso e quindi la possibilità di salvare vite umane.
“Se abbiamo sempre cercato di coordinare le nostre operazioni, come previsto dal diritto marittimo, le autorità navali libiche non hanno quasi mai risposto, trascurando il loro obbligo legale di coordinare l’assistenza. Inoltre – hanno ricordato – quando intervengono e intercettano le imbarcazioni in difficoltà, le autorità libiche rimpatriano sistematicamente e forzatamente i sopravvissuti in Libia, un Paese che secondo le Nazioni Unite non può essere considerato un luogo sicuro”.
E nonostante la grave mancanza di adeguate risorse per la ricerca e il soccorso in questo tratto di mare, “le persone continuano a fuggire dalla Libia via mare, rischiando la vita per la salvezza” e “nella stagione estiva, quando le condizioni meteorologiche sono più favorevoli per tentare un viaggio così pericoloso, le partenze dalla Libia sono frequenti ed è quindi necessaria una flotta di ricerca e soccorso adeguato”.
Le ong hanno anche denunciato i ritardi per gli sbarchi. Se infatti la Sea-Watch il 30 luglio ha terminato le operazioni di sbarco di 438 persone al porto di Taranto e la Ocean Viking ha fatto sbarcare il 1 agosto a Salerno 387 donne, bambini e uomini soccorsi tra il 24 e il 25 luglio, la Geo Barents è ancora in attesa di una soluzione per i sopravvissuti soccorsi sette giorni fa. “Attualmente sono 659 le persone a bordo della Geo Barents, un numero superiore alla capacità della nave. Abbiamo continuato a ricevere richieste che erano rimaste senza risposta o ad avvistare barche in pericolo dal nostro ponte ed è nostro dovere legale e morale non lasciar annegare queste persone”, ha detto Juan Matias Gil, capomissione Sar di Msf.
“Chiediamo che gli Stati dell’Ue mettano a disposizione una flotta adeguata di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale gestita a livello istituzionale, e che forniscano una risposta tempestiva e adeguata a tutte le richieste di soccorso, unitamente a una pianificazione degli sbarchi dei sopravvissuti”, è l’appello finale delle ong.