Niger, terrore a due anni dal sequestro di p. Maccalli

di Celine Camoin

A quasi due anni dal rapimento di padre Pierluigi Maccalli a Bomoanga, l’area resta fuori del controllo delle autorità governative e gruppi jihadisti installatisi nella zona continuano a vessare le popolazioni locali con incursioni e minacce. 

L’ultimo fatto in ordine di tempo è stato riferito dall’Agenzia Fides sulla base della testimonianza di padre Mauro Armanino, confratello di padre Maccalli, basato a Niamey, la capitale del Niger. 

“Tutto è accaduto all’inizio della settimana scorsa nel villaggio di Djaheli, a circa 18 chilometri da Bomoanga. Sono arrivati con ventina di moto, armati, alcuni dei quali con volto coperto. Hanno prima atteso il ritorno dei contadini a casa, verso la sera e poi, dopo aver circondato e saccheggiato il villaggio, sono partiti non senza aver prima ucciso due persone accusate di connivenza con le autorità” ha raccontato a Fides padre Armanino, che è un missionario della Società delle Missioni Africane (Sma). 

“Il messaggio degli assalitori, presunti ‘jihadisti’ installatisi da tempo nella zona, è quello chi si va ripetendo da tempo a menadito. Esso può essere riassunto come segue: Distruggere, demolire la chiesa, convertirsi all’Islam, altrimenti il villaggio sarà raso al suolo” sottolinea il missionario che aggiunge: “è implicito ‘l’invito’ a non collaborare con le forze governative sotto pena di terminare la vita come le due persone uccise sul posto”.

(InfoAfrica)

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