La zona occidentale del Niger, al confine con il Mali e il Burkina Faso, è diventata negli ultimi anni teatro di operazioni di gruppi terroristici che compiono attacchi mortali in questi tre Paesi contro le forze armate e le popolazioni civili. «È in questa zona che due soldati nigerini sono rimasti uccisi nei giorni scorsi a causa dell’esplosione di una mina; è la stessa zona dove il sacerdote italiano, padre Pierluigi Maccalli, è stato rapito da individui armati lo scorso settembre», riporta l’agenzia di stampa cinese Xinhua, che ha un numero considerevole di corrispondenti dall’Africa.
La scorsa settimana il ministro dell’Interno del Niger, Mohamed Bazoum, ha detto in Parlamento che banditi vicini ai gruppi jihadisti sono stati responsabili per qualche tempo di omicidi, rapine e sequestri di civili.
Intanto a Niamey continuano le proteste popolari. Il 12 novembre diverse migliaia di persone hanno manifestato nella capitale del Niger contro la legge elettorale approvata dal governo nel 2017. I dimostranti, guidati dall’ex presidente Mahamane Ousmane, hanno marciato per le strade della capitale scandendo slogan ostili al governo e poi manifestando di fronte al Parlamento. L’opposizione contesta in particolare quattro articoli della legge, tra cui l’articolo 8 che prevede l’incandidabilità dei condannati ad almeno un anno di reclusione.
Fonti ufficiali di Niamey hanno riferito che il ministro della Difesa nigerino Kalla Moutari ha invitato i capi locali della zona a collaborare con le Forze di difesa e sicurezza (FDS) che operano contro i terroristi. Moutari, in viaggio di perlustrazione nella zona occidentale del Paese, ha visitato, in particolare, le unità militari impegnate a rintracciare banditi armati operanti nell’area tra il Niger, il Burkina Faso e il Mali.
Il Ministro ha detto alle truppe: «I gruppi che vogliono imporre la loro volontà con la forza perderanno la battaglia, perché non difendono alcun valore. La loro crudeltà e la loro vigliaccheria non avranno la meglio». Incontrando i leader tradizionali dei villaggi della regione, Moutari ha chiesto loro di collaborare con l’esercito e di «fornire tutte le informazioni possibili per neutralizzare in modo permanente questi individui barbari».