Hama Amadou, leader del primo partito d’opposizione Moden Fa Lumana Africa, è stato trasferito ieri nel carcere di Filingué, circa 180 km a nord-est da Niamey, capitale del Niger. L’ex presidente dell’Assemblea nazionale si era consegnato alla polizia venerdì scorso. Contro Amadou pesano una decina di capi d’accusa tra cui complicità nel degrado di proprietà pubbliche e private, incitamento alla violenza e all’odio etnico, propaganda regionalista e osservazioni razziste. Le accuse sono legate alle tensioni scoppiate dopo la proclamazione dei risultati delle elezioni presidenziali perse da Mahamane Ousmane, al quale Amadou aveva dato il suo appoggio. Al secondo turno del 21 febbraio scorso, ha vinto Mohamed Bazoum, delfino del presidente uscente Mahamadou Issoufou.
Secondo uno degli avvocati di Amadou, Boubacar Mossi, siamo di fronte a una “giustizia dei vincitori”. Il legale afferma che il suo cliente non ha mai commentato i risultati delle elezioni provvisorie e che non è legalmente responsabile per il partito a cui appartiene.
Amadou, già condannato nel 2017 per coinvolgimento in un traffico internazionale di fanciulli, era stato graziato il 30 marzo scorso nell’ambito di un provvedimento teso a evitare la propagazione del coronavirus nei centri di detenzione. La sua condanna, che Amadou ritiene politicamente motivata, lo aveva tenuto lontano dalla possibilità di candidarsi alle elezioni presidenziali.
Secondo ActuNiger, altri leader dell’opposizione sono stati portati in tribunale e trasferiti in diversi carceri. Tra questi, il generale in pensione Moumouni Boureima alias Tchanga, personalità vicina a Amadou, detenuto alla prigione di Ouallam, 90 km a nord di Niamey, per gli stessi fatti. Tahirou Seydou Mayaki, presidente della sezione regionale di Tillaberi del Lumana, è stato condotto nella prigione di Say. Djibril Baré, candidato alle ultime elezioni presidenziali per l’Udfp Sawaba, è stato invece rilasciato.
Le autorità sospettano che i leader dell’opposizione siano responsabili delle scaramucce seguite da atti di vandalismo che hanno scosso la capitale per diversi giorni. In totale, secondo le autorità, quasi 600 persone sono state arrestate a Niamey e Zinder, a seguito dei disordini post-elettorali seguiti all’annuncio dei risultati.
In una dichiarazione di ieri mattina, la coalizione di opposizione Cap 21 e i suoi alleati hanno denunciato “arresti arbitrari” che prendono di mira i loro militanti e si sono detti determinati e impegnati a “difendere la vittoria” di Mahamane Ousmane, che contesta la risultati provvisori proclamati dalla commissione elettorale nazionale indipendente.