Si stanno complicando le trattative per un processo consensuale e ordinato del ritiro delle truppe militari francesi dal Niger. In discussione, sono le condizioni di questo ritiro, in particolare il percorso per il rimpatrio dei soldati e delle attrezzature francesi.
Secondo Niamey, i militari francesi “si rifiutano di seguire i metodi di partenza che sono stati loro proposti, per approfittare della destabilizzazione del Niger, e far sì che i nigerini si dilanino a vicenda creando discordia”. Le autorità nigerine, infatti, rifiutano il corridoio beninese favorito dalla Francia mentre Niamey sospetta che il Paese vicino serva da base per manovre di destabilizzazione, in complicità proprio con Porto-Novo e altri paesi della Comunità economica dell’Africa occidentale (Ecowas/Cedeao), spiega il sito ActuNiger.
“Qualsiasi direzione, tranne attraverso il Benin”, ha insistito il generale di brigata Toumba Boubacar Mohamed che, tra l’altro, ha sostenuto che i soldati francesi in Niger sono in realtà più di 3.000 a differenza dei 1.500 dichiarati. Per Parigi invece, il percorso che passa per il Benin e il porto di Cotonou è il più semplice e il meno costoso.
Annunciando, domenica 24 settembre, il ritiro delle truppe francesi dal Niger, il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato che ciò sarebbe avvenuto “entro la fine dell’anno” e che si sarebbero svolte trattative con le autorità del Niger, affinché tutto avvenga “con ordine e calma”. In reazione, il Consiglio nazionale per la salvaguardia della patria (Cnsp) e il governo, in un comunicato stampa, hanno dichiarato di aver preso atto della decisione di Parigi, sottolineando però che riguardante “il calendario del ritiro delle truppe francesi dal Niger, il governo della Repubblica del Niger ricorda che deve essere stabilito in un quadro negoziato e di comune accordo per una migliore efficacia”.
In un comunicato stampa del 12 settembre, il Cnsp e il governo avevano deplorato che il Benin “abbia deciso di considerare un’aggressione contro il Niger invece di appoggiarlo”, precisando che “la Repubblica del Benin ha autorizzato lo stazionamento di soldati mercenari e di materiale bellico nella prospettiva di un’aggressione voluta dalla Francia in collaborazione con alcuni paesi della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas) contro il Paese, nonostante l’accordo di cooperazione militare dell’11 luglio 2022 che lega i nostri due Stati”.
Da allora, la presenza militare è stata notevolmente rafforzata alla frontiera tra i due paesi, che peraltro è chiusa dalla fine di luglio a seguito delle sanzioni imposte dai capi di Stato dell’Ecowas. “I prossimi giorni si preannunciano quindi ricchi di eventi tra Niamey e Parigi poiché bisognerà concordare le condizioni di questo ritiro che è chiaramente inevitabile”, sottolinea ActuNiger.
Lo stato maggiore delle forze armate francesi non ha finora commentato le dichiarazioni della giunta golpista del Niger, secondo la quale c’è disaccordo sul coordinamento tecnico del ritiro delle truppe francesi dal Paese. Radio France Internationale da stamani la notizia dell’inizio delle operazioni di disimpegno.
I primi a fare le valigie, indica lo stato maggiore dell’esercito, sono i 400 soldati attualmente dispiegati a Ouallam, lungo il confine maliano-nigerino. Questi soldati hanno partecipato all’operazione Almahaou con le forze armate nigerine, per proteggere la zona del Liptako.
Raggruppati in due sottogruppi tattici d’arma combinati, a Ouallam e Tabaré Baré, questi soldati francesi raggiungeranno quindi Niamey su strada, inizialmente, con l’organizzazione di convogli. Metteranno in funzione i loro veicoli da combattimento e definiranno un percorso che dovrà essere reso sicuro per raggiungere la capitale nigerina. La distanza non è molto lunga – circa un centinaio di chilometri – ma a seconda delle condizioni dei sentieri il viaggio può durare due giorni. Una volta arrivati alla base aerea di Niamey, questi 400 soldati raggiungeranno immediatamente la Francia in aereo.
Il disimpegno della base aerea pianificata (Bap) da Niamey rappresenterà un notevole lavoro di pianificazione. Lì sono di stanza un migliaio di uomini, circondati da centinaia di container. Se la maggior parte del personale verrà evacuata per via aerea, la parte più pesante del carico verrà invece evacuata su strada.
L’esercito francese deve quindi trovare un hub logistico fuori dal Niger per centralizzare il materiale evacuato prima di rispedirlo in Francia. Il porto di Cotonou sarebbe l’ideale, ma per il momento la giunta nigerina non sembra disposta ad aprire la frontiera con il Benin ai convogli militari francesi.
In Niger sono presenti 1.100 soldati Usa e, fino a metà settembre, sono stati confinati nelle loro basi ma, ora, parte del personale militare e dei mezzi sono stati spostati dalla base aerea vicino a Niamey ad Agadez a circa 920 chilometri dalla capitale. “Per un pò non abbiamo svolto alcuna missione nelle basi – ha detto di recente il generale James Hecker, capo delle forze americane per l’Europa e l’Africa -. Attraverso il processo diplomatico, stiamo portando avanti, non direi il 100% delle missioni che facevamo prima, ma una grande quantità di missioni”. In Niger è attivo anche un contingente italiano. Inizialmente c’erano 350 uomini. Una parte di essi sono stati fatti rientrare. Attualmente dovrebbero essere operativi 250 militari. I compiti sono molteplici: si va dal supporto nel controllo del territorio fino al monitoraggio delle frontiere, per finire nell’addestramento dell’aeronautica locale e attività di formazione a forze di sicurezza e istituzioni locali con uno sguardo anche alla cooperazione in ambito sanitario.