È stata bandita la diffusione dei programmi dell’emittente britannica in Niger per tre mesi. La sanzione, annunciata ieri dal ministro delle comunicazioni, Sidi Mohamed Raliou, è stata presa contro la “diffusione di informazioni errate che tendono a destabilizzare la tranquillità sociale e a minare il morale delle truppe”, sostiene la giunta al potere a Niamey.
Anche i media francesi France 24 e Rfi sono sospesi in Niger da agosto 2023, e a questo proposito, il consiglio dei ministri ha deciso ieri di intentare una causa legale contro Radio France internationale, accusata di incitamento al massacro intercomunitario e alla disinformazione.
Il governo denuncia una campagna mediatica volta a seminare divisione tra le comunità, ribadendo al contempo il proprio impegno per una comunicazione trasparente sulla situazione della sicurezza nazionale.
Il governo nato dal golpe del luglio 2023 accusa Rfi di montaggi mediatici volti ad esacerbare le tensioni intercomunitarie in Niger. In particolare, un articolo pubblicato l’altro ieri, intitolato “Niger: pesante bilancio dopo un attacco jihadista, il più mortale nel Paese da sei mesi”, che annuncia numerosi morti militari e civili nel dipartimento di Tera. Il governo nigerino denuncia l’utilizzo di queste informazioni, che definisce sensazionalistiche, per fomentare l’odio e dividere le comunità. Va notato che anche altri media e social media hanno pubblicato articoli che trattavano le stesse informazioni.
Niamey sostiene che in questo modo, intende rafforzare la lotta alla disinformazione. Nel Paese, fonti della società civile e giornalisti lamentano invece una stretta sulla libertà d’espressione. Ricordiamo che da giorni è detenuto un famoso attivista della società civile, Moussa Tchangari, accusato di promozione del terrorismo, attentato alla sicurezza dello Stato e associazione a delinquere in relazione al terrorismo.