di Céline Camoin
Nei giorni scorsi diversi luoghi storici della capitale del Niger, Niamey, che portavano nomi legati alla Francia sono stati ribattezzati. La giunta golpista compie così un nuovo passo nella rottura con la Francia, iniziata dopo il colpo di stato che lo ha portata al potere il 26 luglio 2023.
Il regime militare al potere in Niger ha ribattezzato diversi luoghi storici della capitale Niamey che portavano finora nomi legati alla Francia, l’antica potenza coloniale a cui ha voltato le spalle. Con sottofondo di musica militare, diversi dirigenti della giunta hanno percorso le strade della città, questo 15 ottobre, per inaugurare i nuovi nomi.
“Non lo cercate su Google Maps, è già scomparso. Il viale Charles-de-Gaulle, nel cuore della capitale nigerina, Niamey, è stato ribattezzato dal regime militare”, scrive il giornale francese Liberation, che come altri media transalpino ha seguito con attenzione questa vicenda.
“La maggior parte dei nostri viali, strade (…) portano nomi che semplicemente ricordano le sofferenze e le prepotenze subite dal nostro popolo durante la dura prova della colonizzazione”, ha denunciato il colonnello maggiore Abdramane Amadou, ministro della Gioventù e portavoce del governo. “Questo viale che portava il nome del generale Charles de Gaulle si chiama ora “Avenue Djibo Bakary””, ha detto durante una cerimonia. Personaggio politico nigerino, Djibo Bakary (1922-1998), fu un sostenitore dell’indipendenza ottenuta nel 1960. Un monumento è stato completamente rifatto: il ritratto del comandante ed esploratore francese Perfect-Louis Monteil, scolpito in un monumento di pietra, è sostituito da una targa recante l’effigie del burkinabè Thomas Sankara. La Place de la Francophonie è stata ribattezzata “Place de l’Alliance des Etats du Sahel” (Aes), la confederazione creata nel 2023 con Mali e Burkina Faso, due vicini guidati anch’essi da soldati saliti al potere con un golpe.
La giunta golpista compie così un nuovo passo nella rottura con la Francia, iniziata dopo il colpo di stato che lo ha portata al potere il 26 luglio 2023.
“Con questa operazione simbolica, il regime nigerino alimenta la sua retorica sovranista e la sua politica di rottura con la Francia, avviata dopo il colpo di stato che lo ha portato al potere l’anno scorso”, scrive ancora Liberation, ricordando che i soldati francesi dell’operazione Barkhane sono stati cacciati via, l’ambasciatore espulso e il centro culturale franco-nigeriano ha cessato di funzionare come struttura binazionale. È stato ribattezzato Moustapha Alassane, dal nome di un regista nigerino. Il giorno 26 luglio, data del colpo di Stato che ha portato al potere gli attuali dirigenti, è stato dichiarato giorno festivo.
Sulla stampa africana, TchadInfos, ad esempio, commenta che “l’iniziativa di ridenominazione riflette l’ascesa di sentimenti panafricani e antifrancesi nella regione, guidati dalla visione di Thomas Sankara, celebrato per la sua lotta contro l’imperialismo e per l’emancipazione dei popoli africani. Il colonnello Amadou ha elogiato la lotta di liberazione di Sankara, la cui eredità ispira ancora le popolazioni del Sahel. Per le autorità nigerine questi cambiamenti segnano una nuova era”.
Oumarou Adourahamane, presidente dell’Ong Urgence Panafricaniste (quella di Kemi Seba, nuovo consigliere del generale Abdourahamane Tiani, capo della giunta) in Niger, ha accolto con favore questi cambiamenti: “Non ha senso che le nostre strade continuino a portare i nomi di ex coloni (…) è giustizia che viene resa rinominando questi luoghi, mettendo i nomi di nostri eroi”. Questa rottura con i simboli coloniali, scrive ancora TchadInfos, “riflette una ridefinizione dell’identità nazionale e delle alleanze strategiche, in particolare con paesi come Russia e Cina, percepiti come partner più rispettosi della sovranità africana”.
Anche in Burkina Faso le autorità golpiste hanno adottato un processo di decolonizzazione simbolica rinominando le strade, per rompere con il passato e i ricordi di dominazione e oppressione.