Ferito dalla violenza jihadista, indebolito da una profonda crisi politica, minacciato dai cambiamenti climatici, il Niger sta attraversando una fase delicata della sua storia e la popolazione deve affrontare i problemi della povertà e dell’insicurezza alimentare. Nel Paese opera un’organizzazione umanitaria impegnata nella prevenzione e cura della disabilità e dell’inclusione delle persone più vulnerabili
Teatro di insicurezza su diversi fronti, la realtà nigerina diventa sempre più ruvida, difficile. Nei giorni scorso, almeno 11 persone sono state uccise durante molteplici attacchi in tre villaggi nella regione occidentale di Tillaberi vicino al Mali: un tragico episodio di violenza che segue la strage che il 15 marzo ha visto morire a Banibangou ben 58 civili uccisi mentre viaggiavano di ritorno dal mercato settimanale da un gruppo di individui armati non identificati. Persistono, infatti, anzi si aggravano, le tensioni legate alla presenza di gruppi terroristici in ben quattro regioni su otto. Tutto ciò mentre povertà e insicurezza alimentare dilagano.
Alla problematica di matrice terroristica nel Paese si aggiunge lo scontro politico nato dall’esito delle elezioni presidenziali. La vittoria ufficiale di Mohamed Bazoum, delfino del presidente uscente Mahadou Issoufou, è contestata con vigore dallo sfidante Mahamane Ousmane.
Con oltre 21 milioni di persone, inoltre, il Niger è tra i primi quattro Paesi al mondo più vulnerabili ai cambiamenti climatici. Inondazioni, epidemie e i conflitti tra agricoltori e allevatori sulla disponibilità delle terre sono le nuove emergenze. D’altronde l’80% della popolazione vive nelle aree rurali, il 45% sotto la soglia di povertà e solo il 15% ha accesso alla corrente elettrica.
“Nonostante i molteplici problemi, guardiamo al futuro con ottimismo, dice Adamou Boureima, Country Director di CBM Italia Onlus in Niger: “Il 60% della popolazione nigerina è giovane. I giovani con le loro energie e capacità rappresentano una risorsa: sono loro il punto di rottura con il passato. Educazione, formazione, accesso ai servizi, opportunità di lavoro dovrebbero diventare le parole d’ordine se vogliamo che restino qui e non cerchino altrove un futuro”.
Un approccio di speranza caratteristico di CBM Italia Onlus che opera in Niger dal 2017, prima con un progetto di agricoltura sostenibile e inclusiva, poi con uno di educazione inclusiva. Obiettivo: spezzare il ciclo invisibile che nei Paesi in via di sviluppo lega la povertà alla disabilità.
Agricoltura sostenibile e inclusiva a Zinder
Cambiamenti climatici e sicurezza alimentare rendono quasi impossibile la vita a coloro che vivono in condizioni di vulnerabilità e povertà. È a loro che CBM Italia ha rivolto l’attenzione a partire dal 2017 quando, con il sostegno dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, nella Regione di Zinder, la seconda in Niger maggiormente colpita da insicurezza alimentare e malnutrizione, ha avviato il progetto “Coltivare la resilienza: agricoltura sostenibile e inclusiva”.
Con l’obiettivo di rendere indipendenti le persone con disabilità, in particolar modo le donne, che per stigma sociale e scarso accesso ai mezzi di produzione, sono ancora più a rischio di malnutrizione, sono stati avviati percorsi di formazione per far sì che i beneficiari imparassero un lavoro nell’agricoltura o nell’allevamento che permettesse loro di essere autonomi. Formazione, inclusione e migliore qualità della vita hanno guidato in questi anni l’organizzazione.
A oggi sono 130 gli orti realizzati. Oltre 700 le persone che beneficiano dei prodotti di cui 130 beneficiari diretti, uno per ogni orto, e le loro famiglie. Per ogni orto è stato costruito un pozzo per irrigare, 12 quelli comunitari. Il kit donato prevedeva sementi di pomodori, peperoncino verde, cipolle, zucchine, cavoli, lattuga, angurie, peperoni e moringa. Oltre agli orti, le 130 famiglie beneficiarie hanno ricevuto in dotazione anche dei kit caprini al fine di promuovere l’allevamento dei piccoli ruminanti. Grazie al progetto sono stati costruiti 5 centri di trasformazione dei prodotti agricoli all’interno dei quali lavorano 250 donne. 7 i centri realizzati per la vendita di prodotti e sementi.
Educazione inclusiva a Diffa
L’impegno di CBM in Niger non si ferma a Zinder, ma arriva a Diffa dove l’obiettivo è favorire l’accesso e l’inclusione di bambini e adolescenti nelle strutture educative della Regione e contrastare l’abbandono scolastico. Per questo nel comune di Chétimari l’organizzazione sta promuovendo attività di sensibilizzazione sull’inclusione e lavorando alla riduzione delle barriere architettoniche in 24 classi affinché siano accessibili agli studenti con disabilità.
Il progetto, sostenuto dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, prevede anche la costruzione di 13 nuove classi, di servizi igienici e interventi strutturali per garantire l’accesso all’acqua. Le classi costruite saranno equipaggiate con arredamento e materiali essenziali allo svolgimento delle attività educative.
Storie di quotidiana difficoltà
Zaliya ha ventitré anni, è sposata e oltre a Nana ha una bambina di cinque anni, Naima. Nove anni fa a causa di un’infezione, causata da un’iniezione medica, ha perso la gamba destra. La corsa in ospedale nel suo distretto, poi in quello di Zinder, non è valsa a nulla: l’infezione divenuta cancrena ha portato all’amputazione dell’arto. “Da quel momento non ho potuto più prendere l’acqua e la legna per casa” dice agli operatori di CBM. Né può farlo suo marito, anche lui affetto da disabilità motoria. L’aiuto gli arriva dai genitori o dai vicini di casa. Zaliya è una delle beneficiarie del progetto della Onlus: dell’orto però si occupa suo padre: “grazie al progetto la nostra vita è cambiata: prima non avevamo nulla, né cibo né soldi. Ora abbiamo un orto e cibo in abbondanza: riso, mais e verdure sono sempre sulle nostre tavole. Mangiamo meglio e di più. Non solo: riusciamo anche a vendere le eccedenze”.
Salissou, invece, gestisce uno dei 7 centri per la vendita dei prodotti. Ha quaran’anni, è sposato e ha tre figli: una femmina e due maschi. “A causa di un’infezione ho perso la gamba, ma non mi sono mai arreso. Coltivo l’orto, accudisco le capre, sono responsabile del negozio e quando sono qui e non ci sono clienti riparo le motoseghe”.
Hassia ha quaranta anni, è sposata con sette figli: cinque femmine e due maschi. “Avevo un anno quando mia madre mi portò a casa di una donna del villaggio per ornare i miei piedi con i tatuaggi arabi. La donna disse che i miei piedi erano bellissimi. Tornata a casa ebbi un’infezione. Da quel giorno non camminai più bene”, dice. Oggi i suoi spostamenti sono brevi, all’acqua e alla legna ci pensano i suoi figli. Il lavoro però non le manca: “La mattina cucino la crema di ceci e preparo tanti piccoli sacchetti che i miei bambini vendono casa per casa. Poi mi occupo del pranzo, della cena, accudisco gli animali e almeno una volta a settimana vado al mulino a fare rifornimento di cereali”. In casa Hassia ha ben cinque capre: “Ho imparato a mungere gli animali e il latte lo utilizzo per cucinare: Ruma è piccola e ne ha bisogno”. Dell’orto si occupa invece suo marito. Anche lui ha una leggera disabilità sul volto che gli ha provocato la perdita della vista da un occhio. “Lattuga, pomodori, crauti, cipolle, moringa, zucca: ogni giorno abbiamo prodotti freschi e diversi sulla nostra tavola. Noi adulti mangiamo tre volte al giorno, i bambini quattro. E poi ci sono gli animali: mangiamo la loro carne e quando necessario li vendiamo per comprarne di diversi. Prima del progetto non avevamo soldi, non potevamo comprare nulla. Nessuno ci ha mai aiutati: qui non avere soldi significa essere dimenticati” ci dice Hassia con dispiacere.
La campagna Break the cycle
I progetti in Niger rientrano nella nuova campagna “BREAK THE CYCLE”, nata con l’obiettivo di contribuire a spezzare il ciclo che lega povertà e disabilità nei Paesi in via di sviluppo. 26 i progetti sostenuti in 12 Paesi di Africa, Asia e America Latina. Progetti di salute, educazione e inclusione sociale, capaci di mettere al centro le persone con disabilità e i loro diritti grazie all’approccio CBID (Community Based Inclusive Development): uno sviluppo inclusivo su base comunitaria che permette di lavorare insieme alle comunità.
CBM Italia Onlus è un’organizzazione umanitaria impegnata nella prevenzione e cura della cecità e della disabilità evitabile e nell’inclusione delle persone con disabilità in Africa, Asia, America Latina e in Italia. CBM Italia fa parte di CBM (Christian Blind Mission), organizzazione internazionale attiva dal 1908 per includere e contribuire a una migliore qualità della vita delle persone con disabilità che vivono nei Paesi in via di sviluppo. Nel 2019 CBM Italia ha realizzato 48 progetti in 17 Paesi, raggiungendo circa 1,9 milioni di beneficiari. Globalmente CBM ha realizzato 540 progetti in 51 Paesi di tutto il mondo raggiungendo oltre 10,7 milioni di beneficiari. www.cbmitalia.org