Niger – Rapito un missionario italiano

di Enrico Casale
Pierluigi Maccalli

In Niger è stato rapito Pierluigi Maccalli, religioso della Società delle Missioni Africane (Sma). Ad annunciarlo è il confratello Mauro Armanino: «Da qualche mese la zona si trova in stato di urgenza a causa di questa presenza di terroristi provenienti dal Mali e il Burkina Faso. Nella notte tra lunedì 17 e martedì 18 settembre padre Pierluigi è stato rapito probabilmente da presunti jihadisti».

Secondo quanto riferiscono alla Società delle Missioni Africane di Genova, un gruppo di armati si è introdotto nel villaggio alle 21,30 ore locali (23,30 ora italiana) hanno prelevato il sacerdote e hanno rubato il suo computer e il suo telefono. È stato possibile ricostruire i fatti grazie alla testimonianza di un confratello indiano che vive insieme a padre Pierluigi ma che è riuscito a mettersi in salvo.

Padre Maccalli, originario della diocesi di Crema, già missionario in Costa d’Avorio per vari anni, si trova nella parrocchia di Bomoanga, diocesi di Niamey. Da tempo, oltre a lavorare nel campo dell’evangelizzazione, è impegnato in progetti sociali: scuole, dispensari e formazioni per i giovani contadini. Attento alle problematiche legate alle culture locali, aveva organizzato incontri per affrontare temi e contrastare pratiche legate alle culture tradizionali, tra le quali anche la circoncisione e l’escissione delle ragazze, attirandosi anche una certa ostilità. Potrebbe essere questo – notano fonti locali citate dall’Agenzia Fides – uno dei moventi per il rapimento.

La Missione Cattolica dei Padri Sma si trova in zona Gourmancé (Sud-Ovest) alla frontiera con il Burkina Faso e a circa 125 km dalla capitale Niamey. La Missione è presente dagli anni ’90, e i villaggi visitati dai missionari sono più di 20, di cui 12 con piccole comunità cristiane, distanti dalla missione anche oltre 60 km. Il popolo Gourmancé è interamente dedito alla agricoltura e stimato in questa regione attorno a 30 mila abitanti.

«Probabilmente – riferiscono alla Sma di Genova -, padre Gigi è stato portato al di là della frontiera. Nella confinante regione del Burkina Faso c’è una vasta foresta in cui hanno le proprie basi i miliziani jihadisti. Attualmente la diocesi di Niamey ha inviato un gruppo di sacerdoti nel villaggio di padre Gigi per verificare i fatti e per prendere contatti con la comunità locale».

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