Non ci sono rivendicazioni per il sequestro in Niger del missionario italiano Padre Pierluigi Maccalli, ma i sospetti sulle diverse cellule jihadiste che battono quella zona sono più che consistenti. Da tempo il nord del Burkina Faso è un territorio off limits. Pare che i jihadisti abbiano visitato più volte i villaggi tra Burkina e Niger, parlando a volto scoperto con gli abitanti e comunicando loro di non temere perchè le loro azioni erano rivolte solo contro i militari.
Il missionario rapito era l’unico bianco in una vasta regione, un obiettivo allettante per finanziare le loro attività. Quel confine poi è una sorta di collettore per gran parte dei migranti dell’Africa Sub-Sahariana che vogliono raggiungere il confine sud della Libia. Con il sequestro di Pierluigi Maccalli alle grandi entrate economiche nelle casse di alcune formazioni jihadiste provenienti dal traffico di migranti si potrebbero aggiungere quelle di un sequestro di persona.
Infine bisogna ricordare cosa è il Niger. Questo paese è diventato una sorta di baricentro per molte potenze che intervengono in Africa. Sul suo territorio ci sono militari americani, francesi e tedeschi e ci sarebbero dovuti essere anche soldati italiani. Erano previsti 470 soldati italiani, ce ne sono solo quaranta, al momento, per un costo di trenta milioni di euro. La sospensione della missione, voluta dal Niger, ha aspetti veramente poco chiari e non si riesce nemmeno a capire se andrà in porto oppure no.
Il sequestro di Padre Pierluigi Maccalli potrebbe avere collegamenti con alcuni di questi aspetti. Ma fino a quando non ci sarà una rivendicazione si possono fare solo vaghe ipotesi.
(Raffaele Masto – Buongiorno Africa)