Duro attacco di Amnesty International contro le forze armate nigeriane. In un rapporto, reso pubblico ieri, 10 dicembre, l’organizzazione che tutela i diritti umani sostiene che almeno diecimila civili sono morti sotto la custodia militare nigeriana dal 2011 a oggi. Si tratta di civili fermati con l’accusa di essere legati all’insurrezione delle milizie di Boko Haram che, da anni, stanno coinvolgendo gli Stati di Borno, Adamawa e Yobe, nella regione Nord-Est del Paese. Secondo Amnesty International, molti dei decessi sono avvenuti nella «famigerata Giwa Barracks» a Maiduguri, capitale dello Stato del Borno.
«Solo nell’aprile 2017, 166 cadaveri sono stati trasferiti da Giwa all’obitorio – si legge nel rapporto -.
Grave sovraffollamento, scarsità di cibo e acqua, caldo estremo, infestazione da parassiti e insetti e mancanza di accesso a servizi igienici e assistenza sanitaria adeguati sono tra le motivazioni delle morti dei civili».
Il rapporto intitolato Nigeria: My heart is in pain – Older people’s experience of conflict displacement and detention in Northeast Nigeria, dell’8 dicembre 2020, accusa i militari di violazioni dei diritti umani nel combattere l’insurrezione di Boko Haram, ma Amnesty non assolve di certo Boko Haram che, insieme allo Stato islamico, sono anch’essi coinvolti in pesanti violazioni dei diritti umani, soprattutto nelle zone del Nord-Est dove hanno cercato di imporre la propria amministrazione basata su una rigida applicazione della legge islamica.
Secondo il rapporto, tra i civili, a soffrire maggiormente, sono gli anziani che sono abbandonati alle vessazioni sia nei loro villaggi, sia nei campi militari o nei centri per i profughi. Si stima che fino al 25% dei decessi durante la custodia militare sia rappresentato da uomini anziani. Secondo il rapporto, la risposta alla crisi del Nord-Est è stata minata proprio dalla mancanza di inclusione delle persone anziane fonti preziose di informazioni e depositari della tradizione culturale e religiosa locali.
I militari hanno criticato il rapporto definendolo «sfortunato» e accusandolo di non rispondere ai criteri internazionali secondo i quali vengono effettuate le ricerche di questo tipo. In una dichiarazione rilasciata ieri, 10 dicembre, ad Abuja, il generale John Enenche, coordinatore dell’ufficio stampa dello Stato maggiore, ha affermato che nel rapporto ci sono palesi contraddizioni. «Il rapporto – ha dichiarato – è un tentativo deliberato di screditare le forze armate nella lotta contro l’insurrezione e il terrorismo».
(Tesfaie Gebremariam)