Nigeria e Camerun insieme contro Ambazonia

di Enrico Casale
ambazonia

Squadroni della gendarmeria camerunese hanno condotto un’operazione in Nigeria contro le migliaia di persone in fuga dalle violenze nelle province anglofone del Camerun (autoproclamatesi Ambazonia) che chiedono la secessione da Yaoundé.

I militari camerunesi cercavano attivisti anglofoni che, a loro dire, si nasconderebbero tra i profughi o, addirittura, verrebbero protetti da questi. In Nigeria ci sarebbero già circa quarantamila rifugiati.

L’Ambazonia è una regione nel sud-ovest del Camerun, al confine con la Nigeria e la popolazione è di lingua inglese. Ambazonia è vicina al Biafra, regione nigeriana che chiede anch’essa la secessione, ma da Abuja. Per questo motivo il governo federale nigeriano ha sostanzialmente appoggiato il Camerun di Paul Biya che ha adottato repressione e chiusura di qualunque dialogo con i militanti indipendentisti dell’Ambazonia.

In questo contesto, la cosa più grave accaduta è che la Nigeria, poche ore dopo l’incursione dei militari camerunesi, ha estradato il presidente del movimento separatista di lingua inglese, Sisiku Ayuk Tabe, detenuto in Nigeria dal 5 gennaio quando fu arrestato con 47 militanti su segnalazione del Camerun. Amnesty International ha già protestato affermando che Sisiku e i suoi compagni sono a rischio torture e violenze.

È come se oggi il Belgio estradasse il leader secessionista catalano Carles Puigdemont in Spagna e la la Spagna fosse una nazione dove fosse in vigore la pena di morte.
Il caso di Ambazonia (e quello del Biafra) sono solo l’espressione più evidente di un fenomeno che nei prossimi anni sarà sempre più frequente: il tentativo da parte di molte forze di modificare i confini del continente. L’elenco è lungo: Somalia, Sahara occidentale, Etiopia, Eritrea, Sud Sudan e Sudan…

Una «rivoluzione» delle frontiere è già avvenuta, per esempio, in piena Europa con la guerra dei Balcani e la nascita di diversi Paesi nuovi. Ciò solitamente accade quando si sta delineando un nuovo assetto geopolitico. Un tempo si passava da grandi guerre mondiali, oggi non più: troppo rischioso per tutti. Meglio guerre locali teleguidate, sostenute e caldeggiate da grandi potenze.

L’Africa è un territorio dove è probabile che assisteremo in futuro a grandi rimescolamenti. Il continente è in cerca di un equilibrio tra le pressioni di Cina, grandi economie emergenti asiatiche, vecchie potenze coloniali, potenze arabe e monarchie del Golfo. Tutti alla ricerca dei grandi territori agricoli e delle immense risorse africane.

(Raffaele Masto – Buongiorno Africa)

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