A distanza di un anno, gli effetti farfalla sulle economie emergenti del conflitto in Ucraina si fanno sempre più pesanti e la spirale negativa sembra inarrestabile. In Nigeria, ad esempio, i prezzi esorbitanti delle materie prime alimentari importate da Ucraina e Russia, in particolare grani e farine, hanno colpito duramente il settore della panificazione e molti sono stati costretti a chiudere.
Prima dell’inizio del conflitto in Ucraina la farina costava l’equivalente di 33 dollari al chilo, oggi è a 68 dollari di media, un aumento del 136% su base annua. Il governo nigeriano è intervenuto i mesi scorsi, fissando un tetto massimo ai prezzi, ma il problema non riguarda unicamente la farina: zucchero, aromi, gasolio, energia elettrica, tutti beni necessari a condurre le attività di panificazione i cui aumenti stanno influendo enormemente sui costi di produzione.
“Probabilmente quello che la Nigeria avrebbe dovuto fare era passare dalle farine a base di frumento ad altri tuberi e altri cereali prodotti localmente” ha detto all’Afp l’economista nigeriano Johnson Chukwu. “La produzione locale ha sofferto a causa dell’insicurezza e quindi i nigeriani non hanno il margine di manovra”.