Il governo nigeriano ha annunciato ieri sera di aver sospeso Twitter nel Paese due giorni dopo che il servizio di microblogging ha cancellato un tweet del presidente nigeriano Muhammadu Buhari. “Il governo federale ha sospeso per una durata indeterminata le attività del servizio di microblogging e di social network Twitter in Nigeria”, si legge in un comunicato del ministero nigeriano della Cultura.
Il presidente nigeriano Muhammadu Buhari come Donald Trump, o quasi. Con un tweet pubblicato martedì in cui sembrava invocare la guerra civile nigeriana nei confronti dei gruppi secessionisti odierni ha scatenato la reazione degli utenti e quella della piattaforma stessa che ha eliminato il post incriminato.
Buhari aveva scritto che “molti di coloro che oggi si comportano male sono troppo giovani per essere consapevoli della distruzione e della perdita di vite avvenute durante la guerra civile nigeriana. Quelli di noi che sono stati nei campi per 30 mesi, che hanno attraversato la guerra, li tratteranno nella lingua che capiscono”.
Il tweet del presidente ha suscitato rabbia negli utenti e molti nigeriani hanno accusato Buhari di aver fatto un commento che ha riaperto le ferite della guerra civile e di avere usato un tono molto più duro di quello utilizzato in precedenza per condannare atti di banditismo o attacchi da parte dei militanti di Boko Haram nel nord del paese.
La guerra civile nigeriana, o guerra del Biafra, fu combattuta per un tentativo dello stato del Biafra di staccarsi dalla Nigeria. Il conflitto, durato due anni e mezzo, e a cui Buhari ha partecipato, ha portato alla sconfitta delle forze secessioniste con più di un milione di persone uccise, per lo più civili per fame. Alcuni cittadini hanno anche chiesto a Twitter di sospendere il suo account dicendo che il suo tweet “esprime intenzioni di autolesionismo o suicidio”.
Mercoledì la piattaforma di Jack Dorsey ha rimosso il tweet di Buhari per violazione delle sue regole. L’account aveva anche ritwittato un video del presidente, insieme alla citazione: “Chiunque voglia la distruzione del sistema avrà presto lo shock della propria vita. Abbiamo dato loro abbastanza tempo nella lingua che capiscono.” Buhari non ha menzionato alcun gruppo in particolare nel suo tweet, ma le autorità avevano accusato i separatisti di attacchi, anche dolosi, a uffici elettorali e stazioni di polizia nel sud-est della Nigeria nelle ultime settimane.
Se il tweet di Buhari aveva fatto infuriare moltissimi utenti, la mossa di Twitter ha fatto arrabbiare il governo nigeriano. Il ministro dell’Informazione, Lai Mohammed, ha affermato che “Twitter può avere le sue regole, ma non sono regole universali”, aggiungendo che se il presidente si sente “preoccupato per una situazione, è libero di esprimere tali opinioni”, e sostenendo sia stata lesa la libertà d’espressione del capo dello Stato.
Mohammed ha anche detto che Twitter non ha vietato i tweet di incitamento all’odio di altri gruppi. La piattaforma prevede un lungo e dettagliato elenco di materiale che non dovrebbe essere utilizzato nei tweet, inclusi comportamenti offensivi, molestie, discriminazioni e minacce violente. La violazione di queste regole, comporta alcuni provvedimenti da parte del social network, inclusa la rimozione di post e la sospensione o eliminazione dell’account di chi li ha ricondivisi.
Il ministro dell’informazione ha anche accusato la piattaforma di aver alimentato la crisi nel paese durante la protesta EndSars lo scorso anno, quando migliaia di nigeriani, sui social e per le strade avevano protestato contro le violenze della divisione speciale anti-rapine della polizia locale. “Lo stesso Twitter che finanziava i manifestanti durante le proteste EndSars, è stato il primo a chiudere l’account dell’ex presidente degli Stati Uniti, Trump. E vedete, quando le persone bruciavano le stazioni di polizia e uccidevano i poliziotti in Nigeria durante le manifestazioni, per Twitter, si trattava del diritto di protestare. Quando una cosa simile è successa in Campidoglio, è diventata un’insurrezione”, ha sostenuto Mohammed. L’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump è stato probabilmente la figura di più alto profilo ad essere sospesa a tempo indeterminato da gennaio, per incitamento alla violenza a seguito dell’attacco dei suoi sostenitori al senato degli Stati Uniti.
Uno dei politici più critici con Buhari per il suo tweet è stato invece l’ex governatore dello stato di Ekiti, Ayodele Fayose, che ha affermato che l’azione di Twitter ha mostrato quanto “il signor Buhari sia impotente sui social media”. Fayose ha anche aggiunto che “la Nigeria sta ribollendo ovunque e tutto ciò che il presidente può fare è minacciare un genocidio?”.
In diversi stati della Nigeria – la più popolosa nazione dell’Africa – da settimane si registrano violenze e tumulti alimentati da una forte crisi sociale ed economica, aggravata dalla pandemia, che vedono protagonisti bande criminali, gruppi secessionisti (sud-est), milizie jihadiste (nord). Alle prese con crescenti problemi di instabilità e insicurezza, spinte identitarie, tumulti e saccheggi, manifestazioni antigovernative e repressione brutale da parte della polizia, il clima nel Paese si sta velocemente deteriorando e molte ambasciate occidentali hanno diramato avvisi che invitano i propri cittadini a prestare la massima attenzione.