Uno dei principali mercati europei per la benzina, quello nigeriano, si è ridotto enormemente e questo minaccia di mettere in grave difficoltà le raffinerie europee. È anche questo un effetto della rimozione dei sussidi per l’acquisto di carburanti, deciso dal neo-presidente nigeriano Bola Tinubu, provvedimento che ha messo in crisi la domanda interna e che sta tuttavia distruggendo il contrabbando visto che i prezzi si sono ormai parificati.
Le importazioni medie mensili di benzina dell’Africa occidentale sono diminuite del 56% nel secondo trimestre rispetto al primo.
Il Nord America e l’Africa occidentale (Waf), con la Nigeria in testa, sono storicamente le due principali destinazioni per le esportazioni di benzina dall’Europa, che produce più benzina di quanta ne usi. Le raffinerie europee fanno affidamento sulle esportazioni per sostenere i margini di profitto. Secondo i dati di Refinitiv Eikon i margini di profitto di riferimento per la benzina nell’Europa nordoccidentale si sono mantenuti intorno ai 27 dollari al barile.
Secondo diversi analisti citati da Reuters, la riduzione dei flussi in seguito ai provvedimenti in Nigeria aumenterà la pressione sulle raffinerie europee e gli eventuali vincitori saranno probabilmente le nuove raffinerie mediorientali. I dati ufficiali mostrano che la domanda di benzina in Nigeria è diminuita del 28% dalla cancellazione dei sussidi: le scorte onshore di benzina del Paese sono salite a 960.000 tonnellate, da una media di 613.000, ed è crollato il mercato nero, in Nigeria e nei paesi vicini (Togo, Benin e Camerun in particolare) riducendo ulteriormente la domanda, anche se sul mercato nero non esistono dati ufficiali.