Ex giocatore di calcio nigeriano, amatissimo dai tifosi dell’Inter, oggi fa il predicatore evangelico, aiuta i bambini in difficoltà e forse sogna di diventare Governatore
di Abigail Ekemeni
Taribo West è tornato… In missione per conto di Dio. L’ex difensore nigeriano dell’Inter, rude mastino dell’area di rigore, convertitosi da tempo al mestiere di predicatore evangelico, è ricomparso nei giorni scorsi a Lagos. Ce lo ricordavamo con una cascata di treccine colorate in testa; il tempo se le è portate via, lasciandogli la nuca lucida come una palla da biliardo.
Predicatore di strada
Appesi gli scarpini al chiodo, West si è materializzato tra le catapecchie dell’Alaba Market, un grande mercato di elettrodomestici rubati o di seconda mano. In forma smagliante (80 chili per un metro e 86 di altezza), la Bibbia brandita come un randello, è salito su un bancale di legno per arringare i passanti. «Alleluia! Alleluia! Ho visto la Luce! Solo Dio può salvarci, preghiamo!». La gente lo ha riconosciuto al volo: inconfondibile il suo portamento ieratico, lo sguardo sornione, l’arte oratoria dai toni epici, i modi spacconi di sempre. In un attimo è stato accerchiato dalla folla.
Fama cattiva
Campione olimpico con la nazionale nigeriana (ad Atlanta nel 1996), Taribo West ha giocato con le maglie di una mezza dozzina di club. Ha iniziato la carriera professionistica con l’Auxerre (Francia), l’ha conclusa nel Payakan di Teheran. Il peggio di sé l’ha dato nel Milan (fu ceduto dopo solo quattro partite) e nella squadra tedesca del Kaiserslautern (lo cacciarono per «comportamenti inaccettabili»). Difensore estroso e irruento, West si è fatto amare dai tifosi e odiare dagli attaccanti per il gioco duro, sempre al limite del regolamento. I segni indelebili che ha lasciato nel calcio sono soprattutto quelli impartiti alle caviglie degli avversari.
A cena con Zanetti
Le cose migliori le ha fatte nell’Inter (nel 1997-98 vinse la Coppa Uefa e arrivò secondo in campionato; impossibile vincere di più: erano gli anni di calciopoli). Memorabile lo scambio di battute con Marcello Lippi, all’epoca in cui sedeva sulla panchina nerazzurra. Agli allenamenti prima delle convocazioni, Taribo si rivolse serio all’allenatore: «Mister, domenica devo giocare: me l’ha detto Dio». Glaciale la risposta di Lippi: «Strano, a me non ha detto un bel niente».
L’argentino Javier Zanetti, ottocento presenze nell’Inter, lo ha citato nella sua autobiografia: «Taribo è stato il compagno più matto che abbia mai avuto. Una sera invitò me e Ivan Zamorano per una cena. “Preghiamo un po’ e poi mangiamo”, ci disse. Erano le sette: le litanie andarono avanti fino a mezzanotte, quando finalmente potemmo metterci a tavola».
Illuminazione mistica
La conversione religiosa risale al 1996, quando – ha svelato lui stesso – «Dio mi chiese di propagare il suo Verbo». Poco dopo ha fondato una sua setta pentecostale, la Shelter in the Storm (Rifugio nella tempesta), con sede a Milano e succursali in Nigeria. Nelle vesti di predicatore oggi va in giro a rastrellare nuovi discepoli, recita sermoni appassionati e impartisce le benedizioni, imponendo le mani sulle tempie dei fedeli inginocchiati. In Africa ha messo in piedi la Taribo West Foundation e una squadra di calcio, i Taribo Boys, per aiutare i bambini in difficoltà. «Sono cresciuto in una famiglia povera a Port Harcourt», ha raccontato. «Da piccolo aiutavo mia madre nella vendita dell’akara (una specie di torta di fagioli) e andavo a pescare per mettere assieme la cena».
Avventura politica?
La sua età anagrafica resta un mistero. L’ex presidente del Partizan Belgrado in cui ha militato per un paio di stagioni lo ha accusato di aver bluffato: «I documenti contraffatti che presentò dicevano che aveva 28 anni, più tardi scoprimmo che in realtà ne aveva 12 in più». Oggi, forse 52enne, si autoproclama un «atleta di Dio» e vuole scrollarsi di dosso la cattiva fama del picchiatore. Ma il suo proselitismo potrebbe celare un’astuta campagna elettorale. Pare sia tentato dall’avventura politica. Sogna forse un ruolo da governatore della sua regione, il Delta State. Di più: via Twitter, lo scorso inverno, ha annunciato addirittura di concorrere alle elezioni presidenziali che si sono svolte a marzo in Nigeria (vinte, poi, da Muhammadu Buhari). Era poco più che una provocazione. Ma si vocifera che un pezzo grosso della politica gli abbia promesso un poltrona nei palazzi del potere. Staremo a vedere. «Le strade del Signore sono infinite»: specie se a ricordarlo è il pastore Taribo West.