Il gruppo sciita musulmano indiano Anjuman-e-Haideri si è offerto di pagare le spese mediche del leader della comunità sciita filoiraniana, Movimento islamico nigeriano (Min) Ibraheem Zakzaky, in cura in India dopo essere stato detenuto per oltre tre anni dalle autorità di Abuja con l’accusa di aver complottato contro lo Stato.
Lo ha detto ai media nigeriani ripresi da Agenzia Nova, il segretario generale del movimento indiano, Bahadur Naqvi, affermando di aver scritto all’ospedale di Medanta, a sud di Nuova Delhi, dove l’imam è stato ammesso insieme alla moglie Zeenat, che lo accompagna nel viaggio che è stato concesso dalle autorità nigeriane lo scorso 6 agosto dopo violenti scontri tra la polizia e sostenitori dell’Min che volevano la sua liberazione. Negli scontri ci sono state diverse vittime e almeno 50 arresti.
Zakzaky è stato rilasciato di recente su ordine dell’Alta corte dello stato di Kaduna, che ha accolto la richiesta della difesa, secondo la quale le sue condizioni di salute – in particolare la vista – si sono deteriorate per la detenzione prolungata. I legali hanno quindi chiesto al giudice Darius Khobo di accordare all’imam il permesso di recarsi in India a sottomettersi a cure mediche. Nella sua sentenza il giudice ha inoltre riconosciuto le ferite riportate dall’imam negli scontri del dicembre 2015 con l’esercito nigeriano. In quell’occasione, le violenze scoppiate a Zaria dopo che l’esercito aveva denunciato un presunto complotto per uccidere il capo delle forze armate Tukur Buratai e del quale Zakzaky è stato considerato la mente, hanno determinato una carica delle forze di sicurezza in cui sono morte centinaia – almeno 300 secondo Human Rights Watch (Hrw) – di persone, incluso il figlio di Zakzaky.
Dopo la sentenza il governatore dello stato di Kaduna Nasir el-Rufai ha tuttavia chiesto al governo federale di verificare se veramente Zakzaky e sua moglie avessero un appuntamento medico con l’ospedale di Medanta, in India, e di sottoscrivere un accordo con il governo indiano in base al quale Nuova Delhi non potrà “in alcun caso” offrire asilo all’imam e alla moglie.
Condizioni giudicate dagli sciiti sostenitori di Zakzaky “troppo rigide”: in una dichiarazione rilasciata alla stampa locale, il portavoce di Mnl, Abdullahi Musa ha sostenuto che le condizioni proposte da el-Rufai erano “uno stratagemma” per “mettere a tacere” Zakzaky e lasciarlo in carcere. Ieri sera Zakzaky avrebbe anche descritto l’ospedale in cui sta ricevendo le cure come un’altra “struttura di detenzione che è persino più severa di quella in cui eravamo in Nigeria”. Secondo le indiscrezioni di alcuni media nigeriani e l’agenzia al-Ahed, il leader del Min sarebbe addirittura intenzionato a rientrare in Nigeria perché la struttura ospedaliera piena di poliziotti armati e molti membri dell’ambasciata nigeriana.
Poche settimane fa il governo nigeriano ha ufficialmente bandito il Movimento islamico in Nigeria (Min), l’organizzazione che rappresenta gli sciiti, accusando i leader di voler scatenare le violenze e di essere «nemici dello Stato».