La Nigeria potrebbe perdere fino a 2,7 miliardi di dollari di introiti nei prossimi 10 anni a causa dei ritardi nello sviluppo di tre giacimenti offshore, dovuti alla modifica di alcune norme fiscali e sulle royalties. Lo rivela una ricerca condotta dalla società britannica Wood Mackenzie, secondo cui l’aumento dei costi di produzione e l’incertezza nel settore energetico del Paese africano potrebbe comportare un calo del 35% della produzione di petrolio nell’arco di 10 anni.
La società ha identificato le recenti modifiche alle leggi fiscali e ai diritti di estrazione e le incertezze sulla riforma del settore petrolifero come i principali motivi di questa situazione.
Secondo l’agenzia di stampa Reuters, queste incertezze porterebbero le aziende del settore a investire in altre regioni, ritardando lo sviluppo di tre importanti giacimenti offshore nigeriani, Bonga Southwest Aparo, gestito da Shell, Preowei, operato da Total, e Owowo di ExxonMobil, considerati comunque «non economicamente sostenibili» con un prezzo al barile inferiore ai 60 dollari.
La Nigeria è il più grande esportatore di petrolio in Africa, con una produzione vicina ai due milioni di barili al giorno (bpd), ma ha bisogno di continui investimenti per mantenere in piedi la produzione, in un Paese in cui il settore petrolifero genera il 90% delle entrate in valuta estera.