Tre militanti del Movimento islamico della Nigeria (Imn) sono morti nel fine settimana ad Abuja, in Nigeria, negli scontri avvenuti con l’esercito. Lo ha riferito ai media locali il portavoce dell’esercito James Myam, affermando che i guerriglieri hanno attaccato alcuni militari impegnati a trasportare armi e munizioni per gestire lo smantellamento di «barricate illegali» erte dai militanti e che «impedivano il passaggio agli automobilisti». Secondo la versione dell’esercito, non appena i militari hanno tentato di smontare le barricate hanno aperto il fuoco dopo aver subito il lancio di pietre dagli avversari e attacchi per appropriarsi delle munizioni.
Oltre ai tre morti, due militari sono rimasti feriti. Il portavoce dell’Imn, Ibrahim Musa, ha da parte sua respinto la versione dell’esercito, definendola «falsa e infondata». Gli incidenti sono avvenuti durante una manifestazione organizzata in sostegno del leader dell’Imn, Ibrahim Zakzaky, detenuto insieme alla moglie da oltre due anni con l’accusa di aver complottato per assassinare il capo delle forze armate Tukur Buratai.
Manifestazioni per chiedere la scarcerazione dell’imam Zakzaky sono frequenti nella comunità sciita nigeriana. Durante una protesta a maggio quattro persone sono state arrestate e altri scontri si sono verificati lo scorso aprile durante la protesta organizzata in risposta al divieto di tenere manifestazioni in piazza Unity Foutain, dove di solito si radunano i sostenitori del leader sciita. I primi scontri tra l’esercito e i militanti sciiti filo-iraniani dell’Imn sono scoppiati il 12 dicembre 2015 a Zaria dopo che l’esercito ha denunciato di aver scoperto un complotto per uccidere il capo delle forze armate, Tukur Buratai, nominato dal presidente Muhammadu Buhari per coordinare le operazioni di contrasto al gruppo jihadista Boko Haram. I militari hanno individuato in Zakzaky il principale responsabile del complotto.
Nei giorni dopo il suo arresto, all’esterno dell’abitazione del religioso si sono radunati i militanti del Movimento islamico e sono seguiti violenti scontri durante i quali è rimasto ucciso, tra gli altri, il figlio di Zakzaky. Le violenze hanno trasformato la città di Zaria in un campo di battaglia: le forze armate hanno infatti deciso di demolire il principale santuario sciita del centro e l’abitazione dell’imam, alimentando ancora di più la tensione nell’area. Secondo quanto denunciato dall’organizzazione non governativa Human Rights Watch (Hrw) l’esercito nigeriano ha sepolto in fosse comuni almeno 300 musulmani sciiti dopo averli uccisi in un attacco “del tutto ingiustificato” nella città settentrionale di Zaria.