Nilo, prima intesa tra Egitto ed Etiopia

di Enrico Casale
Nilo, prima intesa tra Egitto ed Etiopia

57184_Tour_Il_Nilo_e_il_Mare_Marsa_Alam_Eden_Special_z_Sui media nazionali è passato quasi inosservata, ma la notizia di una prima intesa tra Egitto, Etiopia e Sudan sulla gestione delle acque del Nilo ha una portata storica. L’accordo nasce dalla controversia sorta sulla costruzione della Grande diga del rinascimento. Da alcuni anni, Addis Abeba ha infatti deciso di potenziare la produzione di energia elettrica facendo leva sulle risorse idroelettriche. Questo, da un lato, permetterebbe di ovviare alla cronica carenza di corrente del Paese e, dall’altro, di creare un surplus da vendere ai Paesi confinanti. Dopo la costruzione dei grandi complessi idrici di Gilgel Gibe nel Sud dell’Etiopia, è stato così deciso di creare un poderoso sbarramento sul Nilo Azzurro, il principale affluente del Nilo garantendone circa l’80% della portata. La diga, una volta terminata avrà un’altezza di 145 metri, una potenza di 5.250 Mw e creerà un bacino artificiale in grado di accogliere 74 miliardi di metri cubi di acqua. Il primo cantiere è stato aperto nell’estate del 2013 e l’opera dovrebbe essere conclusa nel 2017.

Una simile opera non poteva non mettere in allarme l’Egitto che vive grazie alle acque del Nilo. La maggior parte della popolazione egiziana abita infatti sulle sponde del grande fiume e sia l’agricoltura sia l’industria si alimentano grazie alle acque del bacino. Alla notizia della costruzione della barriera, Il Cairo ha opposto ad Addis Abeba i trattati internazionali del 1929 e del 1959, entrambi siglati dall’Egitto con la Gran Bretagna (che allora controllava la parte a monte del fiume), che assegnano proprio all’Egitto il diritto di controllo su tutto il corso del bacino. L’Etiopia ha però sempre opposto resistenza alle pressioni egiziane. Pressioni che, sotto la presidenza di Mohamed Morsi, sono addirittura arrivate alla minaccia di bombardare con gli aerei qualsiasi barriera sul Nilo azzurro.

Con l’avvento al potere del generale Abd al Fattah al Sisi, l’atteggiamento del Cairo è però cambiato. L’Egitto ha accettato di sedersi al tavolo delle trattative e di negoziare il flusso delle acque in modo tale che esse siano sufficienti alla sopravvivenza del Paese dei faraoni. Ne è nata così l’intesa che è stata raggiunta venerdì 6 marzo. Non si conoscono nel dettaglio i contenuti. Ma, secondo quanto riportato da osservatori internazionali, l’accordo dovrebbe dare una autorizzazione di massima alla costruzione della diga da parte dell’Egitto e, al contempo, dovrebbe offrire all’Egitto la possibilità di essere interpellata in ogni fase dei lavori. Si scongiurerebbe così un conflitto armato, il che è un passo avanti importante in un’area delicata come l’Africa orientale già sconvolta dalle crisi somala e sudsudanese.

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