Il settore turistico è tra i più penalizzati dall’epidemia in corso. Le frontiere sono chiuse, le partenze cancellate. Un danno economico enorme. Riceviamo e volentieri pubblichiamo una lettera di Piergianni Addis, responsabile sostenibilità della Federazione Turismo Organizzato. Un grido di dolore, il suo, ma anche un‘esortazione a tenere duro. «Torneremo a viaggiare».
Le nuove disposizioni del Governo per contrastare l’epidemia di Coronavirus ci fanno sentire più vicini. Dalla Sicilia alla Valle d’Aosta siamo tutti dentro lo stesso perimetro di norme, e questo rende più vicino un obiettivo possibile: la coerenza delle azioni nel mondo del viaggio e del turismo. Un invisibile e invalicabile confine divide le regioni ma accomuna gli interessi e le aspirazioni, anzi l’aspirazione che accomuna tutti: la normalità, appena persa e della quale abbiamo già nostalgia.
La situazione che stiamo vivendo in questi giorni ha azzerato – nel breve –- i nostri risultati, i nostri progressi, le nostre aspirazioni, e sicuramente i nostri piani. Anche quelli di lungo periodo, quelli che – in modo un po’ verboso – ci ostiniamo a chiamare strategici. Tutti i piani hanno bisogno di un orizzonte temporale: ed è di questo che avvertiamo un gran bisogno, ed è la domanda che poniamo agli esperti, che scuotono la testa. E allora cerchiamo (ognuno influenzato dal suo ottimismo o dal suo legittimo pessimismo) di immaginare questo termine, e facciamo e disfacciamo piani dall’incerto orizzonte.
Una cosa noto: questa epidemia non evoca – per una volta – l’Africa, ma al contrario le gira apparentemente intorno. Accomunata nel destino delle altre destinazioni, in Africa non si va, come non si va in India. Semmai ci colpisce il fatto che tanti Paesi africani ci chiudano le porte, sospettino di noi come diffusori di virus. Ma al tempo stesso da Bamako, da Algeri, da Khartoum ci giungono inviti, teneramente sorprendenti, a tenere duro!
LA RABBIA E L’ORGOGLIO
La crisi è cominciata così: cancellando viaggi verso l’Africa che di fronte ai nostri viaggiatori si chiudeva. Prima ancora che arrivasse il timore per un viaggio impossibile, le compagnie aeree hanno cancellato i voli. Sembra che ogni paradosso si compia in queste settimane.
Il turismo è provato in tutte le due manifestazioni: incoming e outgoing. L’espressione “turismo interno” sa di presa in giro, e l’altro turismo non può in queste ore esserci.
Le conseguenze nel breve e nel medio periodo sono gravissime, e per un business da tempo poco business (siamo poveri ma belli!) è un disastro.
In questo disastro davvero imprevedibile ci manca soprattutto l’Africa! Molti erano i buoni segnali che stavano giungendo dal continente: il ritorno nel deserto, l’Etiopia, il Nilo, la Tanzania, la promettente stagione dell’Africa australe. Se quell’orizzonte temporale, che esiste per ora (e provvisorio) solo nei decreti legislativi, si collocasse ben al di qua dell’estate potremmo ancora immaginare una stagione felice per quell’area, che non è solo Sudafrica e Namibia.
Molti dei Paesi dell’Africa occidentale che ci hanno un tempo regalato magia (Mali, Camerun, Burkina) sono da tempo lontani dalle mappe turistiche ma l’impegno – di cui avvertiamo in questo momento la difficoltà, ma non la precarietà – è di tornare presto in Africa, tornare a farne la nostra bandiera e il nostro orgoglio, cominciando da quell’Africa di sabbia e di tramonti, di savane e di piramidi che evocano l’inizio e non la fine del mondo. Vogliamo provarci, con la mira già sull’estate.
Sono sicuro che i nostri viaggiatori – quelli che hanno dovuto rinunciare a un viaggio – non hanno ancora disfatto i bagagli. E non devono disfarlo. Al momento le frontiere sono chiuse, non ci sono mete alternative. Ma tutto questo passerà.
Avevamo tutti lo zaino pronto per scatenarci a fare incontri e raccontare viaggi e storie, ad animare viaggiatori e cercare clienti, ma non ci si può radunare. E allora aspettiamo che ci lascino passare e sognare, e riprenderemo subito la strada per proporre mete e per suscitare bisogni. Ne ha bisogno la nostra passione e ne hanno molto bisogno le nostre imprese, che come tutte le imprese sono fatte di facce e di risorse, di inventiva ma anche di molti bisogni. E più si è stati coraggiosi, più si avvertono le conseguenze dell’arresto troppo brusco. Ma torneremo a viaggiare, coi nostri zaini. Non smettiamo di cercare nuovi orizzonti: con l’aiuto di Dio e l’intelligenza degli uomini, #siamopiufortidelcoronavirus.
(Piergianni Addis)
L’autore
Piergianni Addis è responsabile sostenibilità della Federazione Turismo Organizzato. Dopo gli studi classici e di giurisprudenza “scopre l’agenzia di viaggi Kel12”. Se ne innamora, viaggia moltissimo, e nel 1991 decide di “passare dall’altra parte della barricata”, rileva da Sergio Scarpa l’organizzazione e la trasforma in tour operator. Diviene, prima in Confindustria e poi in Confcommercio, responsabile delle commissioni che si occupano di concetto e prassi della Responsabilità sociale d’impresa, nel mondo del Turismo.